L'Italia che sprofonda tra sinkhole e frane
- Scritto da Effe_Pi
La Sardegna è una delle regioni più a rischio per le voragini, secondo i ricercatori ISPRA che hanno presentato un "censimento" nazionale di questi fenomeni.
La Sardegna è una delle regioni col maggiore rischio di sprofondamenti del territorio e di creazione di voragini, i cosiddetti Sinkhole (qui un video del Guardian ne mostra uno), come li chiamano i geologi. Lo dice l'ISPRA, l'Istituto nazionale per la protezione e la ricerca ambientale, che da tempo ha avviato un vero "censimento" di questi fenomeni in tutta Italia, realizzando anche un database consultabile sul suo sito internet. Dagli studi dell'ente, l'isola risulta essere una delle zone più a rischio in Italia, e sono già state censite 45 aree a rischio sinkhole, 27 delle quali si trovano localizzate nelle zone "minerarie metallifere e lignitifere del Sulcis-Iglesiente". Di particolare interesse il monitoraggio e lo studio dei cosiddetti "sinkhole antropogenici", vale a dire quelli causati dall'uomo, che si verificano soprattutto nelle aree urbane: dal 2009 l'ISPRA ha iniziato il monitoraggio e lo studio di questi, scoprendo che Cagliari è tra le città maggiormente esposte, insieme a Roma (dove risultano censiti oltre 2500 sprofondamenti), Napoli, Palermo e Messina.
I sinkhole si verificano maggiormente d'inverno come gli altri fenomeni di dissesto idrogeologico, con piogge e maltempo, ma possono riproporsi a distanza di anni negli stessi punti e rappresentano un grosso rischio per la sicurezza delle persone, visto che nella maggior parte dei casi causano crolli di strade o edifici, e spesso le voragini che provocano che questi danni sono di natura umana. Per esempio, a Cagliari l'ISPRA ha censito quattro gravi sprofondamenti urbani: l'ultimo risale al 2008, quando una voragine, con diametro di 4 metri, si è aperta in via Peschiera coinvolgendo un autovettura. La voragine "è quasi certamente correlata alla presenza di cavità artificiali. L’innesco dello sprofondamento in superficie potrebbe essere connesso, tuttavia, anche alla messa in opera di un tombino di ispezione con pozzetto stradale". Nel 1993 tra piazza d’Armi e viale Merello si è creata "una voragine sul ciglio stradale, di forma ellissoidale, profonda 4 metri, lunga 13 e larga 3. Lo sprofondamento, che portò il manto stradale a sei metri di profondità, lesionò gravemente le pareti dell'adiacente struttura del bar-ristorante, causando, inoltre, con la rottura di una condotta d'acqua potabile, l'allagamento di altri edifici".
Un pericolo reale, specie nelle grandi città, che viene affrontato con norme ad hoc come quelle adottate da Regioni come Lazio e Sardegna ma anche dalle Autorità di Bacino dell’Abruzzo e della Puglia, le quali prevedono sia il monitoraggio delle aree edificate che di quelle su cui si intende costruire.