Arrestati undici poliziotti per i fatti della Diaz
- Scritto da Effe_Pi
Alcuni tra i capi dell'irruzione alla Diaz agli arresti domiciliari dopo 13 anni, ma la notizia passa inosservata.
Bisogna stare attenti, oltre che alle notizie, a quanta diffusione ne viene data, per capire la realtà in cui si vive: un esempio è quello degli arresti, arrivati nella seconda metà di dicembre e in particolare tra il 30 e Capodanno, di 11 poliziotti responsabili dei cosiddetti “fatti della Diaz”, vale a dire il massacro compiuto da oltre 400 esponenti delle forze dell’ordine durante il G8 di Genova del 2001, quando nelle notte del 21 luglio fecero irruzione nell’istituto scolastico che era stato adibito a media center del movimento “No global”. Se infatti si consulta Google News, su questa notizia, che coinvolge tra gli altri l’ex numero tre della Polizia di Stato, si trovano appena quattro fonti: articoli del Secolo XIX e dell’Espresso versione online, e poi Globalist e una dichiarazione di un esponente di Rifondazione Comunista, rilasciata al sito “Città di Genova”.
Insomma, meno rilevanza di un fatto di cronaca locale: per dire, un incidente stradale di oggi al casello di Genova Est, con due feriti, ha totalizzato cinque articoli, uno in più degli arresti per fatti che sono stati definiti da Amnesty International “la più grande sospensione della democrazia in Occidente dopo la Seconda Guerra mondiale", cui sono stati dedicati tanti libri e un film.
Non sembra interessare a nessuno, insomma, che tra gli altri Spartaco Mortola, al tempo dei fatti capo della Digos di Genova, Giovanni Luperi, ex capo analista dei servizi segreti e Francesco Gratteri, ex numero tre della Polizia, siano stati arrestati e debbano scontare pene tra gli otto mesi e un anno agli arresti domiciliari. Certo, pene miti, considerato che almeno 90 persone furono ferite e una finì in coma, ma comunque si tratta di un evento simbolico che dovrebbe essere di grande interesse per tutto il paese.
Invece, il silenzio pressoché totale: nessuno ad esempio a ricordare che le condanne sono così ridotte perché in Italia non esisteva all'epoca il reato di tortura e perché la maggior parte delle violenze commesse contro i manifestanti sono prescritte. Gli 11 poliziotti infatti sono stati condannati “solo” per aver falsificato le prove delle aggressioni, mentre nessuna pena da scontare è stata comminata per tutti gli altri eventi della scuola Diaz. Del resto, è stato uno degli stessi responsabili dell’irruzione, il comandante del reparto Mobile di Roma, Vincenzo Canterini, ad accusare i vertici della Polizia di depistaggio e di aver scaricato tutte le colpe sui suoi uomini, arrivando a definire i fatti della Diaz “una rappresaglia scientifica alla figuraccia mondiale per le prese in giro dei black bloc. Un tentativo, maldestro, di rifarsi un’immagine e una verginità giocando sporco, picchiando a freddo, sbattendo a Bolzaneto ospiti indesiderati assolutamente innocenti”.