Allarme Ebola in Sardegna: è vero rischio?
- Scritto da Effe_Pi
L'allerta è stata lanciata dal Presidente della Commissione Sanità della Camera Pierpaolo Vargiu che ha chiesto l'intervento della Regione per un sistema d'allarme sanitario.
La Sardegna è una regione a rischio per quanto riguarda il contagio da Ebola, la terribile malattia infettiva che finora ha ucciso oltre 3mila persone nel continente africano? Ne è convinto il presidente della Commissione Sanità della Camera Pierpaolo Vargiu, che collega il rischio all’alta percentuale nell’isola di immigrati provenienti da Nigeria e Senegal ed è convinto che sia quindi necessaria l’attivazione di un sistema d’allarme sanitario che prevenga il devastante virus. L’esponente di Scelta Civica ha quindi chiesto un intervento della Regione in questo senso, attraverso una lettera che ha inviato all’assessore Luigi Arru. Secondo il parlamentare sardo, solo con l'attivazione del sistema di allarme si potranno "identificare e testare immediatamente eventuali casi sospetti, per garantire in modo assoluto la sicurezza sanitaria di tutti coloro che vivono in Sardegna”.
Il deputato ricorda che nell'Isola sono "ampiamente rappresentate" le comunità di migranti provenienti da Nigeria e Senegal, "così come, al di là dei rapporti commerciali e turistici, è possibile che cooperanti sardi siano al lavoro in Liberia, Sierra Leone e Guinea, a stretto contatto con i malati e, conseguentemente, ad alto rischio di contagio". Il presidente della commissione sottolinea, infine, che “la lunga incubazione della malattia (21 giorni) rende difficili i controlli in ingresso”. Si tratta dell’ennesimo allarme lanciato in Italia sul possibile contagio da Ebola: finora, i precedenti si sono rivelati infondati quando non volontariamente allarmisti, ma certo la fonte questa volta è più autorevole e sicuramente merita maggiore considerazione (Vargiu è egli stesso medico).
E’ vero anche, d’altro canto, che appena due mesi fa il Ministero della Salute ha emesso una circolare nella quale si parlava di “un rischio remoto di importazione dell’infezione”, ricordando però che “l’Italia, a differenza di altri Paesi europei, non ha collegamenti aerei diretti con i Paesi affetti e che altri Paesi europei stanno implementando misure di sorveglianza negli aeroporti”. In particolare, «riguardo le condizioni degli immigrati irregolari provenienti dalle coste africane via mare, la durata di questi viaggi fa sì che persone che si fossero eventualmente imbarcate mentre la malattia era in incubazione manifesterebbero i sintomi durante la navigazione e sarebbero, a prescindere dalla provenienza, valutati per lo stato sanitario prima dello sbarco, come sta avvenendo attraverso l’operazione “Mare Nostrum””.