3 anni senza Giulio: a Cagliari una panchina gialla
- Scritto da Anna Maria Cantarella
L’iniziativa di Amnesty International per ricordare il ricercatore italiano morto in Egitto
“Una panchina gialla per Giulio Regeni” è l’iniziativa promossa da Amnesty International, insieme al gruppo locale 128 di Cagliari con l’adesione del Comune di Cagliari, per consegnare alla memoria collettiva il ricordo del giovane italiano, studente di dottorato presso l’Università di Cambridge morto in circostanze sconosciute in Egitto. Il 25 gennaio 2019 ricorrevano i tre anni dalla sua scomparsa e ancora il caso di Regeni non ha avuto una soluzione, ecco perché la panchina gialla nella piazza Falcone e Borsellino (fronte Tribunale) è un monito per continuare a ricercare la verità sulla sparizione e sulla tortura del giovane italiano, vittima di un omicidio brutale che ancora non ha colpevoli.
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Il caso di Giulio Regeni ha troppe domande senza risposta e la panchina in ricordo di Giulio è un modo per tenere viva l’attenzione sulla ricerca della verità giudiziaria, una ricerca che non si fermerà fino a quando non ci sarà coincidenza tra la verità giudiziaria e la verità storica, fin quando non sarà accertato che quello di Regeni è stato un delitto di Stato, con responsabilità individuali secondo una precisa catena di comando. Gli forzi nelle indagini infatti hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di sette agenti dei servizi segreti egiziani, ai quali i pubblici ministeri contestano il reato di sequestro di persona. Il presidente della Camera Roberto Fico, a novembre 2018, ha annunciato “che la Camera dei deputati sospenderà ogni tipo di relazione diplomatica con il Parlamento egiziano fino a quando non ci sarà una svolta vera nelle indagini e un processo che sia risolutivo”. Eppure, ancora non si conoscono le modalità dell’assassinio di Giulio né le vere motivazioni.
Ed è sulla ricerca della verità che si concentreranno gli sforzi di Amnesty International, come affermato dal presidente Antonio Marchesi: “Noi proseguiamo a coltivare una speranza: che quell’insistere giorno dopo giorno a chiedere la verità, quelle iniziative che quotidianamente si svolgono in Italia e non solo producano il risultato che attendiamo: l’accertamento delle responsabilità per la sparizione, la tortura e l’uccisione di Giulio. Quella verità la deve fornire il governo egiziano e deve chiederla con forza quello italiano”.