IN Breve

Intervista a Antonella Licheri, Potere al Popolo

  • Scritto da Effe_Pi

Le INterviste di IteNovas.com sulle elezioni politiche del 4 marzo 2018. Quattro domande, sempre le stesse per tutti i candidati, sui temi caldi di questa campagna elettorale.

Prosegue la serie di interviste ai protagonisti delle prossime Elezioni politiche del 4 marzo, in particolare i candidati nei collegi della Sardegna. Oggi risponde alle nostre 4 domande Antonella Licheri, candidata con Potere al Popolo al terzo posto nella lista plurinominale per il collegio Centro - Sud della Camera dei Deputati.

Qual è la novità di queste elezioni? Perché un sardo deluso dovrebbe recarsi alle urne?

La novità di queste elezioni è l’ennesima fregatura di un sistema elettorale pasticciato e confuso, che ancora una volta toglie la vera possibilità all’elettore di scegliere autonomamente. Tuttavia votare è l’unico strumento democratico che permette ad un cittadino di premiare o bocciare la capacità di governare di un determinato soggetto politico. Se le azioni politiche di chi ci governa ci hanno delusi, abbiamo il compito di esercitare il nostro diritto in una cabina elettorale e votare per un altra formazione politica. Non serve lamentarsi dicendo che “sono tutti uguali” e che tanto non cambia nulla, perché non ci dispensa da quello che è un nostro dovere civico. E nella giornata del 4 marzo ha maggiormente senso andare a votare per quel senso di responsabilità che dobbiamo esercitare per “sollevare la testa “ nei confronti di chi  ha fatto naufragare il paese verso una crisi economica e sociale senza precedenti.

 Per la Sardegna serve autonomia, sovranismo o indipendenza? E perché?

Credo che per la Sardegna siano più che mai valide le ragioni di una maggiore e meglio definita autonomia, per quei diritti strettamente connessi alle condizioni territoriali, come il diritto all’ambiente, alle risorse naturali come bene comune, alla continuità territoriale sempre. Sono numerosi i punti critici della configurazione attuale dell’autonomia sarda, in quanto non ancora adeguati alle ragioni della specialità sarda. Occorre ridefinire l’autonomia tenendo conto dei problemi specifici perché si possa parlare concretamente di autonomia che dovrebbe riguardare sia l’ambito fiscale che gli altri ambiti della vita politica: autonomia politica e amministrativa per esempio. Esiste ancora un problema di riconoscimento della diversità ossia la necessità di riconoscere la nostra identità territoriale.

Cosa ritiene di poter fare in Parlamento per i suoi concittadini di un’isola troppo spesso dimenticata?

Penso di poter dedicare tutto il mio impegno  concentrandomi in particolare  sulla progettazione di un nuovo modello di sviluppo per la Sardegna basato sui principi della sostenibilità e della redistribuzione della ricchezza.

Cosa pensa di insularità e Zona franca? Sono soluzioni praticabili che possono essere proposte alle camere?

In Sardegna, di fatto, è riconosciuta la Zona franca dal 1949, molto prima della nascita dell’Unione Europea.  Nei trattati di Roma che entrarono in vigore il 1º gennaio 1958, la stessa CEE si impegnò a riconoscere ai cittadini sardi il mantenimento dello status di Isola a Fiscalità di Vantaggio o zona franca per la sua condizione di isola lontana dall’Italia e dal resto d’Europa. In pratica, la Sardegna è Zona Franca prima di Livigno, Campione d’Italia, Isole Canarie, Isole Azzorre, Madeira. Il codice doganale Nazionale inoltre, aggiornato al 2015, include le zone franche di Livigno, Campione d’Italia, Isole Canarie, Isole Azzorre, Madeira, ma non l’isola di Sardegna. Questo perché, queste ultime hanno avuto necessità del Trattato di Roma del 25 Marzo 1957 per il riconoscimento dello status di zona franca a seguito dell’insularità geografica, mentre della Sardegna non si fa cenno in quanto fu riconosciuta zona franca ben 9 anni prima. Questo diritto non l’ha mai perso, anche se Pigliaru, chissà perché, cerca, in tutti i modi, di cancellare questo diritto acquisito grazie ai padri costituenti della nostra Costituzione che ha realizzato lo statuto della Regione Autonoma Della Sardegna. La politica deve essere al servizio dei cittadini e i suoi rappresentanti, democraticamente eletti, devono battersi in tutte le sedi per difenderli sempre ed in ogni circostanza, a prescindere dai tornaconti dei partiti di cui sono espressione. L'insularità proposta dai riformatori sardi con la richiesta di referendum mi sembra alquanto ridicola.