Cannabis legale: il Parlamento ne discute
- Scritto da Effe_Pi
Per la prima volta in aula la legalizzazione dell'erba, muro di destra e centristi, e la discussione viene rinviata a settembre: anche Coldiretti favorevole.
Tutto rinviato e in salita, ma almeno se ne parla. La legalizzazione (parziale) della cannabis per la prima volta nella storia d’Italia è approdata oggi in Parlamento, sostenuta da 221 deputati e senatori di vari schieramenti, che hanno firmato per poterne discutere. Nonostante il fuoco di sbarramento della destra e dei cosiddetti “moderati”, che hanno presentato più di 2000 emendamenti, per la prima volta l’erba e la sua liberalizzazione sono entrati ufficialmente nell’aula di Montecitorio, in una data storica per chi pensa che far uscire le droghe leggere dall’illegalità possa togliere soldi e potere alle mafie ed essere fonte di grossi ricavi anche per la fiscalità dello Stato.
La levata di scudi non viene solo da destra, con il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, che giura “mai alla legalizzazione”, ma forse ancor più dal centro, con Area Popolare (Ap, componente essenziale della maggioranza) e Ncd molto decisi, tanto che la ministro della sanità, Beatrice Lorenzin, parla di “occasione per mettere al centro dell'agenda italiana la lotta alle dipendenze: alcol, droga, gioco. Non possiamo parlare dei giovani e poi abbandonarli, alcol e droga sono una piaga in questo momento”.
Ma cosa significa in pratica legalizzazione? se la legge fosse approvata, sarebbe consentito possedere 5 grammi di marijuana per uso ricreativo o detenerne 15 grammi in casa, limiti che possono essere superati se c'è un'esigenza farmacologica per alleviare una patologia, attestata da una ricetta medica. Lo spaccio, anche di piccole quantità, resta illegale ed è punibile dalla legge, come chi fuma in strada o in luoghi non autorizzati. Per 'reperire' l'erba si potrà ricorrere alla coltivazione domestica (massimo 5 piante) o acquistarla nei punti vendita autorizzati dal Monopolio.
E per la legalizzazione si schiera anche Coldiretti, che lancia una sua ricerca secondo cui quasi due italiani su tre (64 per cento) sono favorevoli alla coltivazione della cannabis ad uso terapeutico in Italia, per motivi di salute, ma anche economici e occupazionali. Secondo l’associazione di categoria è un’opportunità, quella della coltivazione a uso terapeutico, che potrebbe generare un giro di affari di 1,4 miliardi di euro e garantire almeno 10mila posti di lavoro. Oltretutto, sottolinea Coldiretti, si risponderebbe ai bisogni di pazienti con “patologie gravi come Sla, la sindrome di Tourette, l'Alzheimer, il Parkinson e diversi tipi di sclerosi come la sclerosi multipla, contro le quali farmaci con il principio attivo della cannabis si sono dimostrati utili”.
Tra i primi promotori della legge e storico antiproibizionista è il parlamentare Daniele Farina (Sinistra Italiana), che ricorda come il presente sia fatto “di spaccio e criminalità, clandestinità e degrado, insicurezza e di tante risorse per la repressione gettate in una lotta inefficace e senza speranze”.
"Proviamo a immaginare - ha aggiunto Farina - cosa si potrebbe fare con quei 10 miliardi di euro di cui si appropria il crimine organizzato, se venissero utilizzati dallo Stato: reddito, scuola, spese per il territorio o politiche di riduzione del danno in una vera campagna contro la droga”. E’ ragionevole quindi legalizzare la cannabis, almeno parzialmente? molti segnali dicono di sì, come è già successo in diversi paesi, e le resistenze sembrano dovute più a pregiudizi, o a un riflesso condizionato, che non a una reale percezione di rischio legato alla sostanza, ormai “sdoganata” in tutti gli ambienti e a tutte le età.
Foto: Pixabay | CC0 Public Domain