Comunali 2016: solo Zedda resiste all'antipolitica
- Scritto da Paolo Ardu
La crescita dell'astensione e del sentimento contro i partiti tradizionali sembra risparmiare solo il sindaco uscente di Cagliari, unico vincitore al primo turno in una grande città.
"Signor ministro, signor assessore qui vi ribaltiamo la questione”. É l'inizio sincopato di “Tutti uno”, elettro-rap della band romana Bestierare, che canta di disillusione verso la politica, di crisi economica, di vita e lavoro troppo precari. Una crisi reale, tanto lunga che non vede ancora vie d'uscita.
L'antipolitica e la crisi sociale sono solo alcuni dei temi che spiegano i risultati di queste elezioni amministrative del 5 giugno, che hanno portato al ballottaggio tutte le grandi città italiane (Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna e Trieste) a parte Cagliari, dove il sindaco uscente Massimo Zedda ha ottenuto il secondo mandato con 39.900 voti (il 50,89%), alcune migliaia in meno rispetto al 2011, quando però vinse solo al secondo turno.
Un dato che è certamente un'eccezione nel panorama nazionale e che, da un punto di vista politico, rappresenta un punto fermo per la politica tradizionale e il Partito democratico al governo (anche se Zedda, di Sel, rappresenta un'alleanza di centrosinistra che da tempo non esiste più su scala nazionale) in uno scenario volatile come quello del secondo turno previsto per il 19, tra possibili alleanze e ribaltoni.
Un successo che è appunto un'eccezione e che va al di la dell'astensionismo di massa, visto che sebbene il voto abbia chiaramente riconosciuto all'amministrazione di Zedda il merito di aver rinnovato parte dell'arredo urbano, sistemato la spiaggia del Poetto (dalle licenze ai baretti fino alle piste ciclabili) e iniziato a ripensare la mobilità urbana, rispetto alle elezioni precedenti gli ha comunque tolto circa 17mila elettori (11,25% dei votanti), secondo “partito” dopo il Pd locale (19,24%).
Ma le urne sono state un po' vuote ovunque. Un dato molto negativo, marcato sull'Isola e su tutto il territorio nazionale, spia oramai fissa della riserva di fiducia che i cittadini hanno non solo verso i partiti tradizionali, ma anche riguardo gli amministratori locali, anch'essi di frequente al centro di inchieste e cronache giudiziarie.
E se sul Golfo degli Angeli i partiti del centrodestra moltiplicano le liste civiche perdendo più di 16mila voti, cresce la terza incognita della politica che è il Movimento 5 Stelle, che se stavolta nell'isola non ha avuto le fiammate di oltre Tirreno (soprattutto a Roma e Torino), è riuscito a vincere a Dorgali e ad arrivare al ballottaggio (in svantaggio) a Carbonia.
Infine, tra i comuni sardi con più di 15mila abitanti, solo Capoterra ha eletto il sindaco al primo turno con Francesco Dessì (Pd, socialisti, Sel, Psd'Az, Rossomori e 3 civiche) che col 62,75% non ha dato speranze a Luigi Frau (Fi, Fratelli d'Italia, Riformatori, Rivoluzione Cristiana e una civica) e alla lista civica (ma anch'essa targata 5 stelle) di Giovanni Montis.
In tutto i ballottaggi saranno quattro, ad Olbia, Monserrato, Sinnai e appunto Carbonia. Tra due settimane nel capoluogo gallurese Carlo Careddu (Pd più Upc, Partito dei sardi e due civiche) sfiderà il deputato Settimo Nizzi (Fi più Noi con Salvini e due civiche).
A Monserrato Tomaso Locci (liste civiche più socialisti e riformatori) affronterà il sindaco uscente Tonio Vacca (Sel più civica, Psd’Az e Rossomori) e a Sinnai, Matteo Aledda (Centro democratico-Partito dei sardi, Psd’Az, Rossomori e due civiche) se la vedrà col sindaco uscente Barbara Pusceddu (Pd e quattro civiche).
A Carbonia, Giuseppe Casti (36 per cento, sostenuto da Pd, Partito dei sardi, Sel e liste civiche) si giocherà il ballottaggio con Paola Massidda, come detto l'unica del Movimento 5 Stelle (21,95 per cento) ad esserci arrivata in Sardegna, sebbene negli altri tre comuni i pentastellati abbiano superato il 10%, con Maria Teresa Piccinnu che ad Olbia ha sfiorato il 20.