I terroristi in Sardegna: kamikaze al Vaticano
- Scritto da Effe_Pi
Dalle intercettazioni degli arrestati nell'isola, almeno sette, emergerebbe da parte dei terroristi vicini ad Al Qaeda l'intenzione di attaccare la città del Vaticano con attentati suicidi.
Volevano attaccare il Vaticano, probabilmente anche con i kamikaze, che sarebbero già presenti in Italia. È quanto emerge dalle conversazioni intercettate tra i componenti della cellula di Al Qaida che ha operato in Sardegna, arrestati oggi in Gallura: la circostanza è stata riferita dagli inquirenti nel corso della conferenza stampa in procura a Cagliari. Il network terroristico affiliato all’organizzazione creata da Osama Bin Laden aveva infatti base in Sardegna, soldi e armi in abbondanza e la capacità potenziale di mettere a segno attentati in tutto il paese. Dopo tanto allarme sull'Isis, in particolare dopo gli attacchi di Parigi, è quindi l'organizzazione ritenuta responsabile degli attacchi a New York dell'11 settembre 2001 a farsi viva in italia e in particolare proprio in Sardegna.
Le indagini che hanno portato oggi agli arresti erano scattate già nel 2009: in totale sono 18 le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse (di cui almeno 7 in Sardegna), nove delle quali eseguite - nei confronti di 8 pachistani e di un afgano - mentre altri tre sono ancora ricercati e altri ancora risultano emigrati all'estero. Il blitz ha coinvolto oltre alla provincia di Sassari, quelle di Bergamo, Macerata, Roma, Frosinone e Foggia: gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di atti terroristici all'estero (il più grave, la strage nel mercato cittadino Meena Bazar a Peshawar il 28 ottobre del 2009, con oltre 100 vittime) e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, usata come fonte di autofinanziamento: parte dei clandestini arrivavano in Italia, altri venivano smistati in Paesi del nord Europa.
Per aggirare le norme su ingresso e permanenza sul territorio nazionale, si ricorreva a falsi contratti di lavoro rilasciati da imprenditori compiacenti o si spacciavano i diretti interessati per vittime di persecuzioni etniche o religiose. Secondo gli investigatori, due membri dell'organizzazione hanno fatto parte della rete di fiancheggiatori che in Pakistan proteggevano lo sceicco Osama Bin Laden ma il ruolo principale nel network attivo nel nostro Paese era ricoperto da un dirigente del movimento pietistico "Tabligh Eddawa". L'uomo, Imam e formatore coranico operante tra Brescia e Bergamo, stimolava la raccolta di fondi presso le comunità pakistano-afgane radicate nel nostro territorio: i soldi venivano poi spediti in Pakistan mediante "corrieri" o con il sistema "hawala", che consente di esportare somme di denaro consegnandole ad un terminale presente nello Stato estero.