Messico, la rabbia della piazza
L’aumento del prezzo della benzina, annunciato dal presidente Enrique Peña Nieto il 28 dicembre ed entrato in vigore a gennaio, ha scatenato un’ondata di proteste in tutto il Messico.
L’aumento del prezzo della benzina, annunciato dal presidente Enrique Peña Nieto il 28 dicembre ed entrato in vigore a gennaio, ha scatenato un’ondata di proteste in tutto il Messico. Per giorni i manifestanti hanno bloccato strade e accessi alle grandi città, hanno saccheggiato centinaia di negozi e decine di edifici pubblici.
Secondo Proceso, questa esplosione di rabbia non è solo una reazione all’aumento del carburante e dell’elettricità, misure che comunque danneggiano tutti i cittadini. La rabbia è la conseguenza “dell’esasperazione di molti messicani davanti alla corruzione, agli abusi di potere, all’impunità, alle diicoltà economiche, alla violenza e ai privilegi dei politici, che dal 2014 non hanno fatto altro che accumularsi”.
La protesta popolare ha assunto proporzioni così grandi, scrive il settimanale, da incidere sicuramente sulle elezioni del 2018. Intanto la popolarità di Enrique Peña Nieto è bassissima e la nomina a ministro degli esteri di Luis Videgaray, artefice della visita di Donald Trump in Messico ad agosto, non sembra la decisione giusta per risollevare le sorti del presidente.
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