USB: CONFLITTO RIPARTA DAL PUBBLICO
- Scritto da Effe_Pi
Rilanciare il conflitto sociale nel paese, per impedire che siano sempre i soliti noti a pagare una crisi che ha ben altre origini.
È quello che tenta di fare l’USB (Unione Sindacale di Base), sindacato nato tre anni fa dall’unione di diverse organizzazioni presenti in vari settori del mondo del lavoro. Per USB il rilancio deve partire dal pubblico, nel senso di servizi e beni da mantenere pubblici, ma anche di difesa della Pubblica amministrazione, in questi ultimi anni colpita spesso dai cosiddetti “sacrifici” chiesti dai governi che si sono succeduti.
Il sindacato di base ha organizzato ieri una manifestazione davanti a Montecitorio, cui hanno partecipato alcune migliaia di lavoratori, basata su parole d’ordine adatte a rilanciare la lotta tra i lavoratori pubblici. In particolare, la richiesta del rinnovo dei contratti collettivi di lavoro, che sono bloccati per legge da cinque anni (e il blocco è già stato confermato anche per il 2014) e hanno portato, secondo i dati di USB, a una perdita media “di almeno 6mila euro di reddito per lavoratore”, ma anche la stabilizzazione dei contratti dei circa 114mila precari che ad oggi lavorano nel pubblico, anche in settori “strategici” come ricerca e scuola. Vengono chiesti anche la totale cancellazione della “riforma Brunetta” e l’internalizzazione dei tanti servizi che lo stato e le istituzioni hanno appaltato a ditte esterne.
Il presidio si è poi trasformato in un corteo non autorizzato che ha attraversato il centro di Roma, tra turisti e curiosi, per arrivare sotto le finestre del Ministero della Funzione Pubblica, principale destinatario delle contestazioni del sindacato, considerato che pochi giorni fa è stato proprio il neoministro, Giampiero D’Alia, ad annunciare la proroga del blocco dei contratti, ricordando che “i dipendenti dello Stato e delle amministrazioni decentrate hanno dimostrato un senso di responsabilità notevole a fronte di una penalizzazione vera, che ha inciso sul potere di acquisto dei singoli”.
Secondo Claudio Argentini, del coordinamento nazionale USB Pubblico Impiego, la manifestazione di ieri “rappresenta l'inizio di una stagione di lotte lunga e difficile che avviene mentre il patto dei produttori in Italia e la conduzione economica europea stanno determinando la completa distruzione dei diritti dei lavoratori, della già precaria democrazia sindacale e della strutturazione del mondo del lavoro, precarizzandolo definitivamente”. Secondo Argentini la prospettiva è che il settore pubblico sia privatizzato, aumentando “i costi e riducendo i servizi al cittadino, come già avvenuto per i settori telefonico, energetico e ferroviario”.
Il rappresentante USB aggiunge che “il blocco dei contratti, accoppiato agli effetti della concertazione, rischia di impoverire anche settori prima garantiti. Se si considera che un lavoratore del 1975 assunto nel 2008 in un ente di ricerca (dopo anni di precariato), ha già perso da qui al pensionamento 50mila euro, e se il blocco continuerà arriverà a perderne 100mila, ci si rende conto del danno che i diktat dell'Europa stanno provocando”. A questo si vanno ad aggiungere – secondo il sindacalista - il “sempre maggiore carico di lavoro dovuto alla riduzione delle piante organiche, oltre alla definitiva precarizzazione per chi già da anni lavora nel pubblico impiego (ad esempio nella ricerca l'età media dei precari è vicina ai 40 anni), e la ricaduta pesante delle norme Brunetta sui lavoratori (un giorno di malattia costa fino a 25 euro)”. Solo considerando tutti questi aspetti, conclude Argentini “si ha un quadro generale, completato dalla progressiva esternalizzazione dei servizi. Così, ad esempio, il personale del servizio sanitario può avere un contratto regolare a tempo indeterminato, essere un precario dell'ente in cui presta servizio o un socio lavoratore in una ditta, pur svolgendo in tutti e tre i casi la stessa identica mansione”.
USB promette quindi che la piazza di ieri è “solo l’inizio”, e che già l’incontro previsto in Funzione pubblica il 28 maggio dimostrerà come il sindacato “intenda costruire il conflitto su queste tematiche”.