Giacinto Facchetti, insieme a Scirea due leggende italiane
- Scritto da Giornalista Pubblicista
Un ricordo dello storico capitano dell'Inter, che insieme al libero della Juventus è scomparso troppo prematuramente dopo essere diventato celebre sui campi di gioco.
Di Roberto Ecca
“Gaetano e Giacinto sono due tipi che parlano niente
Con un solo passaggio uniscono milioni di…. Gente
Ma in questo frastuono è rimasta un idea
Un eco nel vento, Facchetti e Scirea”
Così cantavano gli Stadio nella canzone Gaetano e Giacinto.
Scirea e Facchetti, due leggende del nostro calcio, che purtroppo ci hanno lasciato troppo presto. Il 18 luglio 2022 Giacinto Facchetti avrebbe compiuto 80 anni: simbolo della Grande Inter e capitano di mille battaglie con la nostra Nazionale, è morto nel 2006 all’età di 64 anni, ma il ricordo di questo straordinario campione è vivissimo ancora oggi.
CIPE – Nato a Treviglio nel 1942, nel 1957 entra nelle giovanili della Trevigliese. Viene notato da colui che diventerà il suo mentore, Helenio Herrera: a 19 anni esordisce in Serie A, e per ben 18 stagioni la maglia nerazzurra numero 3 avrà un solo padrone: Giacinto Magno, soprannome affibbiatogli da Gianni Brera per sottolineare l’autorevolezza che dimostrava in campo.
Cipe, questo il suo primo nomignolo, brucia le tappe, e a 20 anni è già titolare della squadra che conquisterà tutto: 4 scudetti, 2 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Intercontinentali e 1 Coppa Italia. Sarti, Burnich, Facchetti…. Una “filastrocca” che ha segnato un epoca. Gioca anche da stopper e libero, ma il suo “regno” è la fascia sinistra: è stato uno dei primi terzini fluidificanti della storia, e grazie a lui il ruolo si è evoluto. Primo difensore del nostro campionato a segnare 10 gol in una stagione, vanta 634 presenze e 75 gol con la Beneamata.
CAPITANO AZZURRO – Esordisce in Nazionale nel marzo del 1963, e nel 1968 è capitano degli azzurri nella straordinaria notte dell’Olimpico, quando vinciamo il nostro primo titolo europeo contro la Jugoslavia. Vicecampione del mondo in Messico contro il Brasile di Pelé, prende parte a 3 edizioni dei mondiali, e nel 1978, in Argentina, partecipa in qualità di capitano non giocatore.
Disputa la sua ultima partita con la maglia della Nazionale nel novembre del 1977: chiude con 94 presenze, di cui 70 da capitano, e 3 reti.
RICORDO E RICONOSCIMENTI – Inizia la carriera da dirigente come rappresentante dell’Inter del mondo, per poi assumere la carica di vicepresidente dell’Atalanta. Nel 1995, con l’inizio della presidenza di Massimo Moratti, torna alla Beneamata e ricopre vari ruoli: direttore generale, direttore sportivo, vicepresidente. Nel 2004 diventa presidente dopo le dimissioni di Moratti, incarico che ricoprirà fino alla morte.
Rispettato da compagni e avversari, ha fatto della lealtà e della correttezza i suoi valori più importanti. Tante le manifestazione e i riconoscimenti per ricordare uno dei nostri più grandi fuoriclasse: l’Inter ha ritirato la sua maglia numero 3, ci sono palazzetti che portano il suo nome, sono stati istituiti premi alla sua memoria, come quello promosso dalla Gazzetta dello Sport, per “premiare i comportamenti all’insegna della correttezza e dei valori”. Poco dopo la sua morte, la FIFA lo ha insignito del Presidential Award postumo, per il contributo offerto al mondo del calcio sia da calciatore che da dirigente, e dalla stagione 2006- 07 la Lega Nazionale Professionisti decide di intitolare il Campionato Primavera al grande campione.
Alla 64^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2007, è stato proiettato Il Capitano, un documentario realizzato in suo onore per il programma televisivo La storia siamo noi.
Tra i ricordi più belli, quello di Gigi Riva spiega alla perfezione cosa ha rappresentato e rappresenta ancora oggi Giacinto Facchetti: “Ho vissuto con Facchetti cento e più partite in azzurro, io attaccante lui capitano. Giorni belli e meno belli ma comunque con una costante: Giacinto era una persona straordinaria, pulita, onesta. Per noi tutti era un esempio, un punto di riferimento costante, era il nostro angelo.”
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