Gladio, misteri e spie a Capo Marrargiu
- Scritto da Effe_Pi
Interrogazione di tre deputati di Sel su passato, presente e futuro della base militare nei dintorni di Alghero.
La Sardegna è stata spesso al centro dei misteri italiani degli ultimi decenni, un po’ per il coinvolgimento in queste vicende di tanti esponenti politici originari dell’isola, molto per la posizione geografica isolata e particolarmente favorevole ad operazioni di tipo segreto come quelle che hanno interessato l’Italia durante la “Guerra fredda”. Il centro di queste attività, rimaste a lungo avvolte nel mistero e ancora oggi note solo in parte, è la base militare di Capo Marrargiu – Torre Poglina, pochi chilometri a Sud di Alghero, che era il centro principale di attività dell’organizzazione Gladio, gruppo clandestino pronto alla guerriglia e alla resistenza contro un’eventuale invasione sovietica, fortemente sospettato di aver giocato un ruolo nella cosiddetta “strategia della tensione” degli anni ’70. Su questo sito, sulle sue attività attuali e passate, oltre che sulla sua presenza in una zona da trasformare in patrimonio dell’umanità, hanno presentato un’interrogazione parlamentare al ministro della Difesa, Mario Mauro, i tre deputati di Sel (Sinistra ecologia libertà) Piras, Duranti e Fava.
Nel documento si chiede anzitutto “quali attività vengano attualmente svolte all'interno della base di Poglina”, che in tempi di scandalo sullo spionaggio internazionale e Nsa non è un quesito banale, visto che il sito sardo potrebbe anche essere al centro di attività di questo genere, come ricordato oggi su “La Nuova” da Piero Mannironi. I tre parlamentari si domandano poi “quali motivi di pubblica utilità e difesa spingano lo Stato a mantenere in attività la base militare centro addestramento guastatori in un territorio immerso nel verde, per cui verrà richiesto il riconoscimento come patrimonio dell'Unesco” e di quali elementi il ministro disponga “circa la presenza a Poglina del libico Abdel Salam Jallud”, figlio del dittatore Gheddafi. Ma la domanda forse più inquietante è quella sulle attività di addestramento “effettuate all'interno della base militare dal 1955 ad oggi”. È qui che sul territorio della base, acquistato nel 1954 da una società che nascondeva i vertici dell’allora servizio segreto militare (Sifar) si addensano le maggiori nubi: infatti, i deputati ricordano che “in occasione dell'eventuale attuazione del Piano Solo, un progetto con il quale si sarebbe potuto assegnare all'Arma dei carabinieri il controllo dello Stato, la base di Capo Marrargiu avrebbe dovuto ospitare 731 enucleandi (che sarebbero poi dovuti essere trasferiti nel carcere ottocentesco di Castiadas), cioè persone del mondo della politica e del sindacato considerate pericolose e secondo questo programma da detenere sino ad emergenza cessata”. Insomma, la base sarda avrebbe dovuto essere la prigione degli oppositori di un’eventuale colpo di stato militare, per fortuna mai avvenuto ma di cui esisteva un progetto dettagliato, che coinvolgerebbe anche l’ex presidente della Repubblica, Antonio Segni.
Fin qui, la parte conosciuta della vicenda, ma sono alcuni degli stessi “gladiatori” a raccontare che esisteva una parte della struttura ancora più coperta, i cosiddetti "Nuclei di (o per la) difesa dello Stato”, che negli anni tra il 1966 e il 1973 avrebbero agito anch’essi sotto copertura, coinvolgendo importanti ufficiali dell’esercito in un’operazione guidata da estremisti di destra come Franco Freda e Giovanni Ventura, entrambi condannati per una serie di attentati degli anni ’60 e ’70, assolti per incompletezza delle prove per la strage di Piazza Fontana. Insomma, l’idea che tra Bosa e Alghero si preparassero colpi di stato, prigionia di avversari politici e addirittura azioni terroristiche come quelle che hanno insanguinato il paese durante gli “anni di piombo” non è affatto remota, e forse a distanza di decenni dai fatti, e con la morte di molti tra coloro che furono più o meno direttamente coinvolti anche a livello politico (Andreotti, Cossiga), sarebbe ora che gli italiani e i sardi venissero messi al corrente di cosa sia successo esattamente e recuperino alla collettività 100 ettari di ricchezze naturali inimitabili.