Passa abolizione Imu: un favore ai ricchi?
- Scritto da Effe_Pi
Sì alla cancellazione della prima rata, ma ancora una volta si salvano le rendite e si ignora lo sviluppo del paese.
Diventa definitiva l’abolizione dell’Imu, almeno per quanto riguarda la prima rata di quest’anno. Oggi, infatti, l’aula del Senato ha convertito il decreto presentato dal Governo che elimina la tassazione sulla casa, o meglio estende l’esenzione rispetto al passato. La norma è passata con 175 voti favorevoli, 55 contrari e 17 astenuti: a votare contro i “soliti” Sel e M5S, che in particolare contestano la necessità di eliminare un tipo di tassazione che esiste in tutta Europa, vista l’esplosiva situazione sociale del paese, che richiederebbe investimenti sul lavoro come priorità, con milioni di disoccupati e precari più o meno giovani.
Nel decreto, che contiene anche novità su cassa integrazione ed esodati, viene allargato lo “status” di prima casa, con esenzione dall’imposta, alle case popolari, alle abitazioni delle cooperative edilizie, ai terreni agricoli e i fabbricati rurali, all'invenduto delle imprese costruttrici. Tra gli esentati dall’Imu compaiono anche gli immobili destinati alla ricerca scientifica, quelli posseduti da personale delle Forze armate, delle Forze di polizia, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. All'elenco si sono aggiunti anche gli immobili affidati in comodato d'uso come abitazione principale ai parenti di primo grado, genitori e figli. Con lo stesso provvedimento, dall'anno d'imposta 2013 anche la "cedolare secca" applicata ai redditi derivanti dall'affitto di immobili passa dal 19% al 15%. Insomma, non sembrano proprio provvedimenti a favore dei più poveri, visto che ad esempio chi ha più abitazioni potrà evitare la tagliola Imu semplicemente dandole in comodato d’uso ai parenti stretti.
La spiegazione della posizione di Sel, contraria al provvedimento, è stata affidata al senatore di Iglesias Luciano Uras, che ha parlato di “almeno due motivazioni” per votare contro: la prima “di metodo” che riguarda la trasformazione del Parlamento in un “normificio” che esamina solo decreti “senza che ci siano i requisiti d'urgenza e di necessità”. La seconda motivazione “è di merito, perché anche questo provvedimento è frutto di un compromesso da 'larghe intese'” e ''cancella un tributo patrimoniale che invece sarebbe stato utile mantenere, così da orientare le risorse raccolte verso gli investimenti volti a ridurre il peso fiscale sulle imprese e sul lavoro e permettere finalmente a questo Paese di ripartire''. Invece, le scelte del Governo Letta confermano “l'orientamento fiscale tutto italiano dove quella che si salva è la rendita passiva, il patrimonio. Insomma, Sel non può votare a favore di norme pasticciate che riducono le tasse anche ai più ricchi, in palese contrasto col principio di giustizia sociale che chi più ha più deve dare nell'interesse generale''.