I nuovi costituenti a Roma per la Via maestra
- Scritto da Effe_Pi
Ieri manifestazione per la difesa della Carta fondamentale dai tentativi di modifica del governo Letta.
Si parte da vicino, dalla Costituzione e la sua difesa dagli attacchi di politica e finanza, dai disoccupati più o meno giovani e i milioni di itlaiani che vivono in stato di povertà, e si arriva lontano, alla solidarietà con chi migra per disperazione verso l'Europa, finendo spesso per morire durante il viaggio, e al cambiamento di quei vincoli economici continentali che oggi sembrano negare ogni idea di sviluppo.
Succede con il movimento di difesa della Carta fondamentale della repubblica, che ha celebrato ieri la sua nascita con una grande manifestazione a Roma, conclusa a piazza del Popolo da coloro che la hanno promossa, il giurista Stefano Rodotà, il segretario della Fiom Maurizio Landini, i costituzionalisti Gustavo Zagrebelsky e Lorenza Carlassarre e il sacerdote antimafia don Luigi Ciotti. Palco vietato ai partiti, anche se in piazza oltre alle bandiere dei sindacati, dell'Anpi e di molte altre associazioni ce n'erano tante di Sinistra ecologia libertà, Rifondazione comunista e sinistra diffusa, mentre mancava completamente il Partito democratico ed erano pochi anche i "grillini", che gli altri manifestanti definivano "dissidenti".
Il Movimento 5 stelle infatti non ha appoggiato la manifestazione, anzi proprio ieri dal blog di Beppe Grillo è partita l'accusa al giornale ad esso più vicino, Il Fatto quotidiano (tra i promotori), di avere sostituito l'Unità come "organo ufficiale" dei democratici. Una defezione prontamente ricordata da Rodotà, sicuramente il più acclamato, quando ha detto che si sono abbandonate "battaglie di anni" per paura: soprattutto paura che i "costituenti", o "coalizione dei vincenti" come li chiama l'ex candidato al Quirinale (proposto proprio da M5S), possano diventare un "partitino" e creare quindi ulteriore concorrenza sul "mercato" politico.
Rodotà, come gli altri oratori, ha rifiutato questo genere di accusa, parlando di un obiettivo "molto più ambizioso", quello di far applicare davvero la Costituzione e cambiare politica e società partendo proprio dalla loro Carta fondamentale.
Per questo chiama l'alleanza che ha portato alla manifestazione di ieri "coalizione dei vincenti", perché si mettono insieme tutti coloro che hanno vinto delle battaglie usando la Costituzione: dai movimenti per l'acqua pubblica, che hanno portato 27 milioni di italiani a votare ai referendum contro la privatizzazione, alla Fiom che grazie alle sentenze della Corte costituzionale ha sancito il diritto dei lavoratori "di scegliere il sindacato che vogliono" nella battaglia contro la Fiat e il suo amministratore delegato Sergio Marchionne, fino a Don Ciotti che applicando la Carta è riuscito a farsi assegnare i beni sequestrati alla mafia utilizzandoli per fini sociali e ad Emergency, che parla di diritto alla salute in contrasto con gli interessi economici che troppo spesso sono legati alla sanità.
Proprio questo forse è il punto principale che separa questo movimento dalla politica "tradizionale" degli ultimi decenni: il rifiuto dell'assioma secondo cui tutte le decisioni devono essere basate solamente sull'economia, il risparmio e i vincoli di bilancio (di cui si contesta l'introduzione frettolosa in Costituzione), senza tenere conto di diritti fondamentali come quello al lavoro, alla salute, all'educazione o alla sicurezza. Un cambio di visione che potrebbe essere rivoluzionario per la politica italiana ed europea, tanto più che il nemico non sembra essere solo a Roma ma anche a Bruxelles, vale a dire in quell'Europa piegata alla finanza, che contesta le Costituzioni del sud Europa (e in particolare l'italiana) perché "inadatte" ai tempi e troppo condizionate dalla forza che socialisti e comunisti avevano nel dopoguerra.
Difficile dire se la folla di ieri in piazza potrà confluire in un unico movimento politico, ma sicuramente i "costituenti" non vogliono abbandonare il campo, e contestano anzitutto il tentativo di riforma costituzionale del governo delle "larghe intese" di Enrico Letta, che non si batte contro il fatto che la Carta sia stata "sequestrata e distorte le regole fondative". E' sempre Rodotà ad invitare il presidente del Consiglio ad usare "una parola di verità, le sue sono tra la denigrazione e il terrorismo ideologico“: invece, la scelta del governo e della sua maggioranza è stata finora quella di tentare “in assenza di consenso, una scorciatoia pericolosa. Stare attorno alla Costituzione - conclude il leader del movimento - oggi vuol dire evitare un rischio per la democrazia”.