5 motivi per cui il Coronavirus è contro il capitalismo di oggi
- Scritto da Effe_Pi
Cinque motivi per cui l’esplosione dei contagi sembra propagandare una società diversa dal modello degli ultimi decenni, dall’ambiente al turismo.
Il Coronavirus e il contagio della nuova malattia, che sembra essere ormai globale, è da settimane l’argomento che domina le cronache, specie in Italia, paese che in Europa sembra al momento essere quello con più contagi. Ma al di là dei gravi aspetti di salute pubblica, dell’impatto economico che riguarda le zone “rosse” ma anche le altre, visto che ad esempio in Sardegna - che al momento ha un solo contagiato “d’importazione” - si parla di un crollo delle prenotazioni turistiche, c’è anche un aspetto legato agli effetti “collaterali” del virus, cioè quello che mostra della nostra società e del sistema economico in cui viviamo.
È fuor di dubbio, infatti, che quanto successo nelle ultime settimane per effetto del Coronavirus, in Italia, in Europa e fuori, sembra pensato da chi è contro il turbo capitalismo attuale e le sue storture, da quelle ambientali a quelle sui diritti dei lavoratori.
1) Il sistema sanitario pubblico. È vero che l’Italia è il paese con più contagi ufficiali in Europa, ma è probabile che questi emergano maggiormente per la forza dell’intervento del Sistema sanitario nazionale pubblico e universale e della sua trasparenza, una forza che si esprime nelle cure attente per gran parte dei contagiati, nel numero di controlli effettuati coi tamponi (già molte migliaia) e nel fatto che due strutture (Spallanzani e Sacco) siano riuscite a isolare ceppi del virus. La situazione di emergenza fa anche emergere l’importanza del sostegno alla sanità pubblica, visto che il settore privato - tanto elogiato e foraggiato negli ultimi decenni un po’ da tutti - finora non è praticamente intervenuto, mentre i tagli degli ultimi decenni hanno tolto posti letto pubblici proprio in quella terapia intensiva oggi fondamentale contro l’epidemia. Nonostante la scarsità di notizie ufficiali, secondo molte testimonianze sembra che altri paesi europei abbiano un numero di casi vicino a quello italiano, con una grave incidenza di polmoniti virali, sia nella parte occidentale del continente che in quella orientale: è caos poi negli Stati Uniti, dove la sanità è praticamente tutta privata e la situazione rischia di andare fuori controllo, anche perché per scoprire se sono positivi molti cittadini devono spendere in esami migliaia di dollari che spesso non hanno.
2) L’aspetto ambientale. E’ stata appena pubblicata dalla Nasa una mappa dell’incidenza dello smog in Cina, prima e dopo l’emergenza. C’è stato un crollo verticale delle emissioni in atmosfera, come effetto della chiusura di molti stabilimenti e uffici e di un sostanziale blocco - in molte zone - del traffico privato. Ricordando che ogni anno molti milioni di persone muoiono per patologie indotte o favorite dall’inquinamento atmosferico, è evidente come questa sia una buona notizia per la salute pubblica non solo cinese, visto che effetti simili si stanno probabilmente producendo anche in Italia ed Europa. Tra l’altro l’emergenza ha portato - sia in Asia che nel vecchio continente - all’emergere prepotente del modello smart working, con moltissimi impiegati che hanno iniziato a lavorare da casa allegerendo il traffico e favorendo una migliore circolazione dei mezzi pubblici. Un’occasione insomma - per la Cina e non solo - di ripensare rapidamente il modello industriale, quello dei trasporti e dell’organizzazione del lavoro in un senso lontano dall’organizzazione liberista dominante degli ultimi decenni.
3) La sconfitta del modello cottimista. Se fino a qualche mese fa per un’azienda era considerato meglio avere lavoratori esternalizzati con contratti meno impegnativi possibile se non addirittura senza contratto, ora la situazione sulla carta sembra essersi ribaltata. Anzitutto perché sono diventate relativamente poche le persone disposte a rischiare la salute per pochi soldi e senza nessuna tutela, ad esempio chiunque lavori a partita Iva e venga richiesto di andare in zona rossa o gialla - ma anche semplicemente di svolgere attività a contatto col pubblico - ci pensa due o tre volte, anche perché la semplice vicinanza a persone positive può mandare in quarantena per due settimane o in caso di contagio impedire di lavorare e guadagnare per un tempo indefinito. Quindi l’azienda che vuole mantenere un minimo di funzionalità in questa situazione ha necessità lavoratori dipendenti, con contratti stabili e tutele, con protocolli ben precisi da adottare su come avere a che fare col virus. Questo sia per una maggiore motivazione dei dipendenti che per il risparmio complessivo delle imprese, che in futuro spinte da questa esperienza potrebbero orientarsi - anche per pura convenienza - su modelli meno vessatori.
4) Il crollo del turismo mordi e fuggi e del modello aperitivo. Se il crollo delle prenotazioni turistiche per la primavera - estate non può essere considerato in alcun modo una buona notizia, potrebbe invece esserlo la crisi del modello di viaggio bulimico mordi e fuggi - in cui un fine settimana sei a Parigi e quello dopo ad Amsterdam, passando per Tortolì - che crea un overdose di trasporti (i bus turistici che bloccano il traffico, deturpano le città e inquinano e i tantissimi - troppi - aerei che solcano i cieli, con tutto ciò che ne consegue in termini di inquinamento - anche acustico) e grosse difficoltà ai residenti nelle zone turistiche. Non è un mistero infatti che il prevalere del modello Airbnb - specie nelle grandi città italiane ed europee - ha fatto sì che nei centri storici (ma non solo) - gli affitti e i prezzi di case e negozi siano diventati talmente alti da espellere di fatto i nativi del luogo o comunque le tipologie di persone che ci abitavano fino a pochi decenni fa, rendendo questi luoghi vuoti dal punto di vista sociale e commerciale, nonché spesso impossibili da vivere per chi non sia un turista. Un modello di turismo più lento - peraltro perfetto per un territorio come quello della Sardegna, tutto da esplorare - e maggiormente compatibile con chi vive nei luoghi da visitare, è ciò che potrebbe emergere da questa esperienza, vista la scarsa propensione delle persone a spostarsi freneticamente, in particolare per pochi giorni con viaggi continui.
5) Lentezza e riscatto del Sud. Ma forse la più grande sconfitta al momento quella del modello economico basato sulla frenesia e la velocità, tipico ad esempio delle metropoli cinesi e simboleggiato in Italia da Milano. Per ovvi motivi - e nonostante alcuni timidi tentativi di rilanciarlo - questo oggi non funziona e chissà per quanto non funzionerà, ed è sicuramente l’occasione per rilanciare stili di vita meno frenetici e più riflessivi, con un modello diverso anche economicamente. Per di più - anche a causa di una pessima gestione dell’immagine delle zone colpite, almeno in Italia - che ha avuto gli esempi più clamorosi nella mascherina calzata in mondovisione dal governatore lombardo Fontana e nella battuta del veneto Zaia sui cinesi “che mangiano i topi crudi” - la conseguenza potrebbe essere un’opportunità di rilanciarsi per un Sud che in questo caso dà un’immagine di sé - al momento - meno negativa. Un’occasione in primo luogo per la Sardegna - il cui isolamento geografico può paradossalmente diventare un vantaggio - dal punto di vista imprenditoriale e turistico - sempre che le istituzioni riescano a stemperare al meglio ansie e diffusione del contagio. E forse la vera incognita è proprio questa.
Foto | Studio Incendo su Flickr