Intervista a Giovanni Gianluca Floris, + Europa
- Scritto da Effe_Pi
Le INterviste di IteNovas.com sulle elezioni politiche del 4 marzo 2018.
Quattro domande, sempre le stesse per tutti i candidati, sui temi caldi di questa campagna elettorale.
Quattro domande, sempre le stesse per tutti i candidati, sui temi caldi di questa campagna elettorale.
Iniziamo una serie di interviste ai protagonisti delle prossime Elezioni politiche del 4 marzo, in particolare i candidati nei collegi della Sardegna. Oggi risponde alle nostre 4 domande Giovanni Gianluca Floris, Presidente del Conservatorio di Cagliari, candidato con + Europa/ Centro Democratico al terzo posto nella lista plurinominale per il collegio unico del Senato, in coalizione nello schieramento di centrosinistra.
Qual è la novità di queste elezioni?
Sono elezioni nazionali per i due rami del parlamento. Si eleggono parlamentari della Camera e del Senato, ognuno dei quali non rappresenterà il suo collegio ma tutti i cittadini, come recita l'Art.67 della Costituzione che è ancora in vigore. C'è di nuovo una orribile legge elettorale che però è stata l'unica per la quale si è potuta trovare una maggioranza in parlamento. Una novità c'è anche nei contenuti. Anche in Italia, come in tutto l'occidente, la sfida è tra le forze che vogliono tornare a una chiusura e a una autarchia economica e sociale, e le forze che spingono per una migliore opportunità di libertà di spostamento di persone e merci, per la libertà di mobilità per studenti e professionisti. Queste elezioni vedono impegnati gli schieramenti più vicini ai progetti di Duda in Polonia, di Ergogan in Turchia, di Orban in Ungheria e di Trump negli USA. Dall'altra parte ci sono le forze politiche che vogliono rafforzare il percorso europeo nella direzione federale con una azione riformista e democratica, sempre più aperta a scambi e contributi internazionali.
Perché un sardo deluso dovrebbe recarsi alle urne?
La delusione nei confronti della democrazia rappresentativa non è certo un fenomeno solo sardo, ma che investe in diversi modi tutto il territorio nazionale e tutti i Paesi dell'occidente. Il mio parere è che i sardi più degli altri dovrebbero andare a votare alle politiche nazionali perché per il futuro dei territori regionali europei come la Sardegna, futuro che si determina oggi nelle istituzioni comunitarie, è indispensabile avere dei politici nazionali che siano consci dell'importanza di contrattare politiche vantaggiose per la nostra isola con i nostri partner europei e internazionali. le uniche risorse che abbiamo in Sardegna per il futuro (agricoltura, allevamento, biodiversità, qualità dei prodotti, ambiente naturale e attrattiva culturale) non potranno essere utili per uno sviluppo futuro se non in un quadro di collaborazione nazionale, europea e internazionale. Abbiamo pochissimi abitanti, che diminuiscono ogni anno, e la chiave del nostro sviluppo possibile sarà solo quello di saper intercettare flussi e mercati mondiali da attori. Ecco perché soprattutto per noi sardi le elezioni sono importanti, specie quelle nazionali e soprattutto le prossime europee.
Per la Sardegna serve autonomia, sovranismo o indipendenza? E perché?
Sono un seguace di Ryszard Kapuscinski, grande giornalista, scrittore e viaggiatore, che soleva ricordare che "le piaghe dell'umanità sono tre: il razzismo, il fondamentalismo religioso e il nazionalismo". Sono tre piaghe che hanno la radice comune nell'identificare le differenze tra "noi" e "gli altri". Ecco, io sono contro qualsiasi nazionalismo e sono per una costruzione sovranazionale di convivenza pacifica e vantaggiosa per tutti. Quindi nessun sovranismo è foriero di positività, per me. Nessuna divisione ulteriore e parcellizzazione del territorio nazionale sarebbe vantaggiosa per i cittadini sardi, a mio avviso. Nuove frontiere e nuovi dazi vanno nella direzione opposta rispetto a quella che sarebbe necessaria nel mondo presente e interconnesso. Quello che invece sarebbe indispensabile sarebbe utilizzare davvero lo straordinario strumento della nostra Autonomia Regionale, che abbiamo dimostrato di non saper usare a nostro vantaggio. Serve a mio avviso una nuova costituente sarda per la revisione dello Statuto, ma questo non ha nulla a che vedere con queste elezioni. Riguarda le istituzioni regionali. Quindi nessun sovranismo, nessun indipendentismo e molta, tanta autonomia.
Cosa ritiene di poter fare in Parlamento per i suoi concittadini di un’isola troppo spesso dimenticata?
Ricordo ancora che l'Art.67 della Costituzione della Repubblica Italiana che ho promesso di difendere dice che ogni eletto in ognuna delle Camere è chiamato a rappresentare "tutti i cittadini italiani", e non solo quelli del proprio collegio. Detto questo, credo che un serio e concreto contributo, con la mia esperienza professionale e amministrativa, sarebbe quella di battermi per una politica più efficace di valorizzazione e sostegno della Cultura e delle peculiarità ambientali e enogastronomiche dei nostri territori. Potrei agire, in scala maggiore e con maggiori mezzi, come da tanti anni faccio nel mio settore: agevolare scambi e investimenti con i paesi europei, con i paesi del Mediterraneo e con i paesi dell'Estremo Oriente, con i quali da anni intesso collaborazioni attive e fattive.
Cosa pensa di insularità e Zona franca? Sono soluzioni praticabili che possono essere proposte alle camere?
Penso che quella sull'insularità sia una battaglia da fare dentro il nostro Statuto di Autonomia. Abbiamo lo strumento principe nella nostra Carta - che dovremmo ricostituire - e con quello possiamo interagire con il governo centrale nazionale e con le istituzioni della UE per tutelare i cittadini sardi dallo svantaggio geografico naturale. L'Istituzione dei Punti Franchi nei terreni dei nostri porti e dei nostri aeroporti credo sia una esigenza non più rinviabile, ma - ripeto - sono azioni di pertinenza della nostra politica regionale e delle Istituzioni politiche e economiche della Sardegna. La notizia è che il percorso, pur troppo lentamente, è già cominciato e sicuramente approderà a breve alla attivazione dei detti Punti, ne sono convinto. Queste prossime, però, sono elezioni nazionali. Confondere le funzioni degli eletti nei parlamenti con le funzioni dei nostri eletti regionali porta ad un errore di valutazione dell'importanza dell'appuntamento e delle aspettative. Certo che tutti gli eletti in parlamento dovranno essere consci dell'importanza della battaglia in tal senso che la Sardegna si accinge a portare a compimento e in questo io mi impegnerei attivamente, ma non dobbiamo attenderci che sia il Parlamento a "concederci" l'istituzione dei Punti Franchi. L'anno prossimo ci saranno le elezioni regionali e sarà quello il momento del dibattito su questo.
Considerazioni finali su queste elezioni e la Sardegna
Queste elezioni decidono del futuro dell'Italia tutta. Se l'Italia continuerà a essere un paese europeo libero, o se dovrà avvicinarsi ai paesi populisti e semi dittatoriali del "patto di Visegrad", con frontiere sempre più chiuse e con leggi restrittive per la libertà dei commerci e dei trattati di collaborazione. Queste elezioni decideranno il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti, se potranno utilizzare gli strumenti europei per avviare attività o per approfondire la loro formazione o se saranno costretti a dei diplomi e delle lauree che varranno solo entro i nostri confini.
A mio avviso la Sardegna non ha nessun futuro fuori dall'Europa. Sarà invece una sempre più forte e vera "Europa dei popoli" a rappresentare l'unica opportunità di sviluppo per la mia terra. Per questo queste elezioni sono importantissime per i sardi: perché si decide il futuro dell'Italia in Europa.
Amazon, Apple, Facebook e Google hanno dei bilanci paragonabili a quelli degli Stati sovrani. Un'Italia isolata e sola dovrà subire passivamente quello che decideranno i big della new economy. Solo una UE davvero unita potrà governare lo strapotere di questi padroni dei mercati e dei media. Il PIL della UE oggi è di molto superiore di quello della Repubblica Popolare Cinese ed è secondo solo agli USA. Sarebbero i tre soggetti che potrebbero dare un nuovo assetto al nostro mondo presente tra pari. Se l'Italia invece perde questo appuntamento, anche la Sardegna non avrà altro futuro che quella di svendersi a pezzi al peggior offerente e di diventare l'ennesima gardaland del turismo gentrifcato.
Sono importanti per i sardi, queste elezioni italiane. Molto importanti.