Trasporti: i 125 miliardi buttati per i treni sardi
- Scritto da Effe_Pi
Verranno rottamate a breve dopo essere rimasti inutilizzati per 30 anni le 25 locomotive acquistati negli anni ’80 per l’elettrificazione della linea nell’isola, poi mai attuata.
C’è stato un tempo in cui si pensava che la Sardegna potesse avere ferrovie veloci ed efficienti, perfino più moderne di quelle italiane. Erano gli anni ’80, per la precisione il 1983, quando il governo italiano allora presieduto da Bettino Craxi avviò un progetto dal valore di ben 800 miliardi delle vecchie lire, per l’elettrificazione e il raddoppio delle linee ferroviarie dell’isola, con interventi su un totale di 614 chilometri. Con quei soldi, come ha raccontato in questi giorni il quotidiano “La Stampa” e in passato in un video da Jacopo Fo (in fondo all’articolo), furono acquistati 25 treni destinati a percorrere in lungo e in largo il territorio sardo, per una spesa di 125 miliardi di lire. Convogli che allora erano all’avanguardia, come riportato nell’articolo del giornale torinese, in particolare della sua sezione di Savona, visto che proprio nei dintorni della città ligure i “diciannove E491 per treni passeggeri e sei E492 per trasporto merci” verranno rottamati, dopo oltre 30 anni di inutilizzo totale. I vagoni rimasero parcheggiati per anni nelle stazioni dell’isola, come raccontano tanti viaggiatori e ferrovieri in servizio in quegli anni, e vennero successivamente trasportati nuovamente in continente, a Foligno e Livorno, dopo che già nel 1990 i governi De Mita e Andreotti avevano deciso la cancellazione del progetto.
Le locomotive inutili rottamate 30 anni dopo
Il resto del finanziamento, che oggi con quell’entità sarebbe un sogno per la Regione e le istituzioni sarde, venne utilizzato per elettrificare la Cagliari – Decimo, con una spesa record per un tragitto di appena 12 chilometri. Ma da dove è nato il disastro? In fondo, abbandonato il progetto sardo, si sarebbe quantomeno potuto limitare lo spreco riutilizzando i treni in Italia o vendendoli all’estero: purtroppo, gli ideatori ebbero la “brillante” intuizione di pensare per la Sardegna a una linea ancora più moderna di quella italiana, che andava a corrente bifase, mentre per l’isola venne deciso di utilizzare, in via sperimentale, il sistema monofase. Il risultato è la rottamazione già avviata con la distruzione delle nove locomotive parcheggiate a Livorno, visto che come racconta “La Stampa”, nonostante le Fs abbiano tentato “più volte di rivenderle in Francia, Turchia, Bulgaria, Ungheria e Serbia” tutto è stato invano, e anche l’ultimo bando di quest’anno, scaduto il 30 maggio, “è andato deserto. Neppure il prezzo stracciato di centomila euro l’una, ossia di 1,6 milioni per tre lotti di 16 macchine ha catturato l’interesse di altri gestori ferroviari”.
Ma Mario Melis era stato buon profeta
In realtà, a scavare bene nella storia politico – ferroviaria della Sardegna, c’era chi già allora aveva capito che il progetto non poteva funzionare: in un intervento parlamentare del 1979, il futuro presidente della regione sarda Mario Melis (del P.S.d'AZ), ricordava che il progetto successivamente approvato non prevedeva “rettifiche di tracciato, opere di ingegneria civile” e nemmeno “ponti, viadotti, gallerie per cui i tempi e le velocità commerciali resteranno quelli di un secolo fa e si assisterà allo spettacolo folcloristico e invero abbastanza interessante di una linea elettrificata che camminerà con la velocità dei tempi del carro-buoi. Mentre il mondo cammina noi saremo ancora una volta in ritardo non perdendo il treno, ma con un treno che non serve”.
Chi invece alla Regione c’è oggi, come l'attuale assessore regionale dei Trasporti, Massimo Deiana, parla di “uno dei tanti sprechi di cui siamo stati vittime”, ricordando che il progetto prevedeva la linea “moderna” fino a Oristano e che i lavori, già cominciati, vennero subito cessati appena i governi di fine anni ’80 cancellarono l’idea.