Terremoti: la Sardegna è davvero a rischio zero?
- Scritto da Effe_Pi
È un luogo comune che l'isola non sia un territorio dove si possano verificare sismi, ma la storia geologica anche recente non sembra confermare.
In questi giorni di dramma e panico per i terremoti di alta magnitudo che si susseguono nell’Italia centrale, ma che sono avvertiti in gran parte della penisola, gira sul web una mappa dell’Ingv (l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) che segnala tutte le zone a “rischio” d’Italia (qui in fondo al paragrafo) con diversi colori, in cui la Sardegna è l’unica regione bianca, vale a dire quella con un rischio pressoché nullo di “accelerazione massima del suolo”. Ma è proprio vero che l’isola è una zona a rischio sismico zero? Guardando alla storia geologica anche recente non sembrerebbe, e infatti sono due ricercatori dello stesso Istituto (Romano Camassi e Viviana Castelli) a smentire l’ipotesi, in un lungo e argomentato articolo pubblicato sul blog dell’Ingv. Il testo inizia con una citazione del geografo piemontese Alberto Ferrero della Marmora (fratello del più noto inventore dei bersaglieri), che nel 1826, “forse per primo”, afferma come la Sardegna non vada “soggetta a terremoti”.
Sardegna anti sismica: mito o realtà?
Una certezza granitica che sembra però smentita dai fatti, come i due ricercatori riportano subito dopo, affermando che “negli ultimi decenni non sono stati pochi i terremoti di energia non esattamente trascurabile localizzati in Sardegna oppure in mare, a poche decine di chilometri dalle sue coste”. Ad esempio, il 18 giugno 1970, un sisma di magnitudo Mw 4.8 localizzato nel Mare di Sardegna, alcune decine di chilometri a nord-ovest di Porto Torres, viene “avvertito distintamente anche lungo le coste liguri e in Costa Azzurra”. Sette anni più tardi, il 28 agosto 1977, è la volta di un terremoto di magnitudo Mw 5.4 localizzato in mare, un centinaio di chilometri a sud-ovest di Carloforte. Anche “se la distanza è considerevole – ricordano gli studiosi - la scossa viene avvertita in modo molto sensibile in tutta la Sardegna meridionale e provoca panico a Cagliari”. Più di recente, il 26 aprile 2000, due forti scosse (la maggiore di magnitudo Mw 4.8) localizzate nel Tirreno centrale, poche decine di chilometri a est di Olbia, sono “avvertite in gran parte dell’isola suscitando spavento lungo la costa nord orientale, in particolare a Olbia e Posada”.
Il terremoto a Cagliari (1661)
Il fatto quindi che l’isola, per fortuna, non abbia vissuto disastri sismici come quelli del centro Italia, del Friuli o dell’Irpinia, non toglie che possa essere una terra sismica, a maggior ragione se si torna indietro nel tempo, visto che un terremoto forte, ricordato anche da un graffito nella cattedrale di Cagliari, si è verificato sicuramente il 4 giugno del 1616: in quella occasione, secondo le notizie custodite dall’Archivio di Stato della città, si sono avuti anche danni sensibili, in particolare a numerose torri della Sardegna meridionale. Furono infatti segnalati problemi e furono necessari interventi (sui quali esiste uno studio approfondito di Daniele Vacca) alla Torre di Cala Pira (Castiadas), la Torre di San Luigi o dell’Isola di Serpentara, la Torre di Porto Giunco, la Torre dell’Isola dei Cavoli, la Torre di Cala Catalina o Caterina (tutte a Villasimius), la Torre di Capo Boi (Sinnai), la Torre di Monte Fenugu (Maracalagonis) e la Torre di Cala Regina (Quartu Sant’Elena).
Insomma, se non è il caso di drammatizzare, non è nemmeno giusto sentirsi completamente al sicuro dai sismi, tenuto conto che in Sardegna, proprio perché considerata non a rischio, sono poche anche le misure di controllo e prevenzione in questo senso: basti ricordare che nell’isola esistono solo quattro "stazioni" della rete sismica nazionale, su 300 totali: i punti di rilevamento sono uno nel sassarese, un altro sul Golfo di Orosei e due ad est di Cagliari.
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