Il 27 gennaio dei Rom: l'olocausto dimenticato
- Scritto da Effe_Pi
Nelle celebrazioni per la Giornata della Memoria viene sempre riservata poca attenzione a una strage su base razziale proprio come quella degli ebrei: quella compiuta dai nazisti contro gli zingari.
Di Manuel Muscas
Pochi giorni fa si è celebrata in tutto il mondo la “Giornata della Memoria”, ma si dimentica spesso che accanto alla più famosa strage degli ebrei c’è stata quella degli omosessuali e degli zingari. “Il blocco degli zingari sempre così rumoroso, s’è fatto muto e deserto, si ode solo il fruscio dei fili spinati e porte e finestre lasciate aperte che sbattono di continuo” Nella memoria del 27 gennaio c’è un posto, in fondo all’angolo, dove poca gente osserva con attenzione, ed è un posto troppo colorato per essere ricordato da quei grigi storici in doppiopetto.
L’Olocausto dei rom, meglio conosciuto come Porajmos (grande divoramento o devastazione) o Samuradipen (che significa letteralmente “tutti morti”), ha una caratteristica “prettamente tecnica” che l’accomuna a quello degli ebrei; la motivazione che spinse a compierlo fu ufficialmente quella razziale: “l’asocialità zingara”, stando ai nazisti non era dovuta a ragioni comportamentali ma i rom erano invece ladri, assassini e nomadi per cause genetiche, perché tali caratteristiche erano presenti nel loro sangue, irrimediabilmente tarato.
Il giudizio sugli zingari risultava già alterato da distorsioni e categorizzazioni comuni a tanti stati europei; la Francia, ad esempio, nel 1912 compì addirittura una classificazione antropometrica nei confronti dei Rom presenti nel territorio nazionale. L’8 dicembre del 1938, Himmler emanò un trattato sulla “questione gitana”, come aveva fatto per le altre questioni razziali, e la classificazione del 1941 fu solamente un passaggio provvisorio verso la “soluzione finale” del 1942. In tutti i campi di concentramento e sterminio la presenza di Rom fu notevole, e spesso vennero utilizzati per esperimenti pseudo-scientifici: tra i loro promotori Josef Mengele, il Dottor Morte, che utilizzò per i suoi esperimenti piccoli Rom affetti da una rara forma tumorale (Noma) dovuta alla malnutrizione. Difficile ancora oggi stabilire il numero preciso delle vittime Rom di quegli anni, fonti ufficiali parlano di 500.000 vittime, numero per forza di cose poco preciso, considerata la carenza di documentazione e le numerose esecuzioni di massa di cui si hanno notizie solo vaghe, compiute in tantissime città europee.