Morte di uno 007 – Il mistero italiano di Vincenzo Li Causi - Prima parte
La prima parte di una storia di spie tra Italia, Somalia e scenari internazionali, rimasta sempre avvolta nel mistero dopo la morte dell'agente siciliano nel 1993.
Di Serpico
Le spy stories hanno sempre avuto un forte seguito di appassionati. Il mistero e gli intrighi alla base di queste storie inevitabilmente solleticano la curiosità del lettore o dei cinefili. Ancora di più se le storie sono vere, drammaticamente reali e destinate forse a non chiudersi mai. La storia dell’agente segreto Vincenzo Li Causi rientra a pieno titolo in questa categoria. Prendendo spunto dall’interessante lavoro del bravo giornalista Massimiliano Giannantoni, con il suo libro-inchiesta “Skorpio - Vincenzo Li Causi, morte di un agente segreto”, proviamo a tracciare con ordine la vicenda di questo protagonista, l’ennesimo, di tutta una serie di trame e di segreti indicibili che contraddistinguono il nostro Paese.
La vicenda umana dai tratti oscuri di Vicenzo Li Causi inizia con la sua morte a seguito di un attentato a Balad, città situata a sud della Somalia, il 12 novembre del 1993. La Somalia è nel caos, in piena guerra civile e Vincenzo era lì in missione come agente segreto militare. Li Causi era uno esperto di telecomunicazioni, è stato un incursore della Marina e frequentò la scuola sottoufficiali dell’Esercito. Questi sono i percorsi professionali conosciuti. Poi inizia un’altra carriera, quella più celata e oscura, all’interno del Sismi, il servizio segreto militare, quando aveva appena 22 anni. La sua carriera all’interno dell’intelligence è brillante e fulminea. Nonostante il suo grado di sottoufficiale raggiunge presto posizioni operative di grande importanza e soprattutto molto delicate.
Viene incorporato nella Settima divisione, quella che gestisce la Stay Behind italiana, cioè Gladio. Inoltre, secondo altre autorevoli fonti, Li Causi aveva dei ruoli di peso nei Servizi: innanzitutto sarebbe stato un Ossi, cioè un operatore speciale e avrebbe fatto parte anche della cosiddetta Sezione K, che conferiva la famigerata licenza d’uccidere. Partecipa a delicate operazioni tra cui la liberazione del generale Dozier sequestrato dalle Br, l’appoggio al presidente peruviano Alan Garcia contro Sendero Luminoso ed è un esperto nel monitoraggio nel mondo arabo ed in particolare dell’organizzazione palestinese di Abu Abbas. Ad un certo punto gli venne affidato, forte delle esperienze maturate sul campo, l’incarico di ricostruire il centro Scorpione di Gladio a Trapani e pertanto diventa depositario di tanti segreti legati alla attività del centro, sulle quali indagò anche il giudice Giovanni Falcone.
Siciliano di Partanna in provincia di Trapani, Li Causi è una figura emblematica e misteriosa. Tracciare il suo profilo e i suoi incarichi e compiti non è lavoro facile perché sin dalla stessa dinamica della sua morte vi sono dei muri di omertà e di false rappresentazioni della realtà difficili da abbattere. Può aver scoperto qualcosa che non avrebbe dovuto scoprire nella sua vita da agente segreto? Di quale segreti era depositario? Cosa aveva scoperto di così grave? Non è chiaro il motivo per il quale fu inviato in Somalia, terreno infido e scivoloso dove si muovono interessi, uomini e traffici di vario genere con lo sfondo guerre, ricostruzioni e interventi militari e umanitari. Secondo alcune fonti, ovviamente non riscontrabili, Li Causi sarebbe ancora vivo l’attentato Balad fu una messinscena ben orchestrata per farlo sparire dalla circolazione. Depistaggi forse! Oppure notizie fatte circolare ad hoc rendere più nebulosa la vicenda allo scopo di allontanarne sempre più la soluzione e la verità.
Il centro Gladio di Trapani senza dubbio ha un ruolo fondamentale sulla vicenda Li Causi. Trapani è il centro nevralgico di operazioni coperte e di attività “non convenzionali” ed in particolare in riferimento agli scenari di guerra del vicino continente africano. Traffici di armi, di materiali radioattivi, faccendieri, contrabbandieri, imprenditori senza scrupoli e barbe finte. C’è di tutto questo quando vi è uno scenario di guerra
dove si muovono interessi, ragion di Stato e strategie che necessariamente devono rimanere segrete e nascoste. Trapani è soprattutto terra di mafia, una mafia forte e silenziosa che per tanto tempo è stata sottovalutata e classificata come una mafia di provincia sonnolenta. Invece le cosche trapanesi sono ben inserite in tutti i traffici e gli affari che passano anche attraverso i centri di potere occulto, imprenditoriale, le banche, logge massoniche e senza dubbio dalle attività del centro Scorpione.
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