I maestri messicani: una strage nel silenzio
Caldo è il sole, più caldo è il piombo della polizia messicana: ma la strage nel paese centroamericano non attira l'attenzione dei grandi media europei e soprattutto italiani.
Il neoliberismo di stampo autoritario del presidente messicano Nieto, esponente del PRI, partito al potere nello stato centroamericano, ha mietuto nuove vittime nel tentativo di reprimere con la forza più cruenta la protesta degli insegnanti nella città di Asuncion de Nochixtlan nella regione di Oaxaca. La protesta, cresciuta e sviluppata nei giorni scorsi, aveva come obiettivo quello di opporsi in maniera decisa alla nuova proposta di legge "colpevole" di voler modificare con un profondo taglio liberista il sistema scolastico, rendendolo quasi privato; tra i tanti aspetti, infatti, c'è quello di voler far svolgere un test unico governativo ai maestri e in base alla prova stabilire se gli insegnanti verranno pagati o meno, o addirittura inseriti o meno nell'organico educativo.
Alte le barricate da parte dei maestri nella città di Asuncion, barricate distrutte dai proiettili della polizia messicana, tra le piu corrotte al mondo, che ha sparato sulla folla uccidendo 10 persone (9 maestri e 1 giornalista). Una vera e propria "strage di stato", che peraltro arriva a pochi mesi dalla vicenda, altrettanto se non più orribile, della sparizione di centinaia di studenti che protestavano per motivazioni simili, e che è stata pressoché ignorata dai media italiani, a differenza di quanto accaduto invece in altri paesi. La terra di Zapata si trova ancora una volta sotto il giogo dei suoi governanti e il processo di democratizzazione è tuttora lontano.