Turchia, terrore ad Ankara
Almeno 41 civili sono morti nel bombardamento compiuto il 15 marzo dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita nella provincia di Hajja.
“L’attentato di Ankara del 13 marzo ha fatto 37 morti e più di cento feriti. È stato il secondo attacco nella capitale nell’arco di un mese, dopo quello in cui il 17 febbraio erano morte 29 persone. Se poi si considera anche l’attentato del 10 ottobre, con 103 morti, allora gli atti di terrorismo diventano tre in cinque mesi”, scrive Murat Yetkin su Hürriyet Daily News.
Secondo il governo, a farsi saltare in aria nel centro della città in un’auto piena di esplosivo è stata una studentessa turca militante del partito separatista curdo Pkk.
Secondo Yetkin, “è evidente che i colpevoli sono i terroristi, ma il governo ha il dovere di proteggere i cittadini. E ci sono troppe domande ancora senza risposta: perché, nonostante l’annuncio del varo di un nuovo ‘piano di sicurezza’, non è ancora stato nominato il capo della polizia di Ankara, guidata da un vice con poteri limitati? Perché gli agenti non hanno preso le misure necessarie pur avendo avuto informazioni prima dell’attacco? C’è un legame tra l’attentato e la guerra in Siria? E perché il governo non è mai responsabile per gli errori che commette, mentre è sempre colpa dell’opposizione?”.
Critico verso l’esecutivo anche il sito T24: “Chi si aspettava che il presidente Recep Tayyip Erdogan potesse dare stabilità al paese era un folle. Sotto la sua guida la violenza è aumentata”.