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Carnevali di Sardegna: Don Conte, Ovodda

  • Scritto da Gi_Ci

Il carnevale di Ovodda si distingue da tanti altri carnevali barbaricini perché si svolge in giorno proibito, il Mercoledì delle ceneri, in un clima di allegra sarabanda e follia intorno alla vittima Don Conte.

Pubblichiamo un estratto dal volume "Maschere e Carnevale in SARDEGNA" pubblicato dalla IMAGO Multimedia di Nuoro, che ci ha gentilmente concesso la possibilità di diffondere e valorizzare un'altro aspetto della ricchezza culturale della nostra Isola: il carnevale sardo e le sue maschere.

Uno degli obiettivi della nostra iniziativa editoriale è la valorizzazione e diffusione delle eccellenze sarde, siano esse culturali, tecnologiche, economiche e imprenditoriali, e la IMAGO Multimedia rientra certamente in una di queste categorie.


Ridicolo fantoccio di stracci noi ti accompagneremo alla morte, e te ne saremo grati. Noi ti bruceremo perché con il tuo fuoco purifichi il nostro mondo di leggi e divieti. E poi tutto sarà nuovo e chiaro.

Don Conte | Ovodda

I personaggi

Don Conte Forru: è il personaggio centrale del carnevale. Si tratta di un grande fantoccio, brutto e osceno, fatto con uno scheletro di ferro e imbottito di stracci. In genere ha sembianze maschili, con gli attributi sessuali piuttosto accentuati. Può anche assumere caratteristiche ermafrodite, ma mai un aspetto solo femminile.

Sos Intintos: sono le persone che partecipano alla festa con il volto annerito dalla fuliggine, e accompagnano Don Conte.

La rappresentazione

La festa, che si tiene su Me’uris de lessia (Mercoledì delle Ceneri), dura solo mezza giornata e non è organizzata: tutti sono attori e spettatori. Le vie del paese si animano con un festoso corteo; chi vuole prendervi parte deve imbrattarsi il viso con la fuliggine e diventare uno dei sos Intintos.

Le maschere, in groppa ad asini o tenendo al guinzaglio animali di ogni specie, gironzolano creando confusione con urla, campanacci, strumenti musicali rudimentali. Ballano e cantano dileggiando Don Conte, accompagnandolo verso la sua tragica fine.

Il fantoccio, su un carretto trainato da un asino, vaga per il paese senza un percorso prestabilito. La festa giunge al culmine quando, al calar del sole, Don Conte è bruciato. A volte subisce un processo, ma è inevitabilmente condannato come il capro espiatorio dei mali della comunità. Il fantoccio in fiamme è condotto al ponte più alto del paese e gettato giù, fra urla di disperazione e canti osceni.

Il significato

È una festa di difficile lettura perché ha perso il senso del rito ancestrale; che forse aveva lo scopo di propiziare la fertilità della natura e prevedeva il sacrificio di una vittima. Fino agli anni ’70 del secolo scorso le donne erano escluse dai bagordi. E l’austera maschera tradizionale, con il viso nero dalla fuliggine del sughero, è oggi spesso sostituita da travestimenti stravaganti.

Ma svolgendosi in giorno proibito dalla chiesa, è tuttora un carnevale dissacratorio nei confronti del potere politico e religioso. La fine di Don Conte, che rappresenta il potere costituito è, ancora oggi, un rito catartico che trasforma e rinnova la comunità locale.



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