Carnevali di Sardegna: Sos Tumbarinos, Gavoi
- Scritto da Gi_Ci
Allegria, buon vino, dolci tipici a disposizione di tutti fanno il carnevale a Gavoi. Non esiste una vera e propria maschera, ma c’è la vittima del carnevale. Protagonisti gli strumenti musicali d’origine arcaica, suonati al ritmo del ballo sardo.
Pubblichiamo un estratto dal volume "Maschere e Carnevale in SARDEGNA" pubblicato dalla IMAGO Multimedia di Nuoro, che ci ha gentilmente concesso la possibilità di diffondere e valorizzare un'altro aspetto della ricchezza culturale della nostra Isola: il carnevale sardo e le sue maschere.
Uno degli obiettivi della nostra iniziativa editoriale è la valorizzazione e diffusione delle eccellenze sarde, siano esse culturali, tecnologiche, economiche e imprenditoriali, e la IMAGO Multimedia rientra certamente in una di queste categorie.
La festa che attendi da sempre. Balli al suono de su pipiolu, un’incessante melodia fino al cuore della notte. L’allegria del triangolo, oltre il cupo rullio del tamburo, è il battito ancestrale del cuore della Barbagia.
I personaggi
Zizzarrone: è un fantoccio un tempo chiamato “Tiu Zarrone”. Rappresenta la vittima, “su mortu de Harrasehare”.
Le persone che suonano gli strumenti musicali, sos Sonadores, indossano abiti di velluto, sos gambales (gambali) e su bonette (coppola). Il loro volto è ricoperto di nera fuliggine.
Su Triangulu, ottenuto dalla lavorazione di un pezzo di ferro alla forgia, ha le punte ripiegate verso l’esterno.
Il suo suono acuto si erge oltre quello cupo de su Tumbarinu (tamburo). Per i tamburi viene in genere utilizzata la pelle di capra o di cane e sono realizzati interamente a mano con metodi antichi.
I suonatori di tamburo, detti sos Tumbarinos, percuotono lo strumento con sos mazzuccos (le bacchette): devono allenarsi molto per fare risuonare gli strumenti all’unisono.
Su Pipiolu è un flauto arcaico in canna, che tesse la melodia dei giorni di festa. Ha quattro fori rotondi che funzionano da tasti; all’interno è inserito un pezzo di sughero sagomato.
Altro strumento arcaico è su Tumborro: alla sommità di una canna palustre di circa un metro e mezzo è fissata una vescica di maiale che funziona da cassa di risonanza. Alla vescica è poggiata una corda sottile di crine di cavallo o d’ottone, della stessa lunghezza della canna. È suonato sfregando la corda con un pezzo di legno seghettato.
La rappresentazione
I festeggiamenti iniziano il Giovedì grasso (Zobia Lardazzola) quando si svolge sa sortilla de sos tumbarinos (la sfilata dei tamburini). Da tutti i rioni sos Sonadores si radunano nella piazza della parrocchiale, percuotendo i tamburi al ritmo del ballo sardo. Si fa silenzio e poi, all’improvviso, comincia il frastuono: centinaia di tamburi suonano all’unisono, destando il paese; si alternano al suono de su Triangulu e de su Pipiolu. Dalla chiesa prende il via la processione che percorrerà le vie del centro storico.
La festa prosegue fino a notte fonda insaporita da grandi bevute del vino rosso nuovo, da zippulas, pilichittos (dolci tipici di semola fritti nell’olio d’oliva o nello strutto di maiale), arrosto di maiale e agnello, fave e lardo, formaggio e patate di Gavoi.
Simili le celebrazioni durante la domenica e il martedì grasso. Giorno che si conclude con il rogo di Zizzarrone, trasportato per il paese in groppa ad un asino o sulle spalle di una persona. Forse il rito originale prevedeva che il corteo de sos Sonadores lo accompagnasse al sacrificio.
Durante il tragitto si bussava alle porte delle case chiedendo su humbidu (l’invito). Gli abitanti, alla vista di Zizzarrone dicevano: “Suni harribande sos de su harrasehàre, itte l’amus a dare” (Stanno arrivando quelli del carnevale, cosa gli daremo). Il corteo rispondeva: “Lardu sartizza e pane, binu po imbriagare” (Lardo salsiccia, pane e vino per ubriacarsi).
Zizzarrone finiva la sua esistenza sul rogo su Merhulis de lessia (il Mercoledì delle Ceneri).
Il significato
La celebrazione del carnevale di Gavoi si differenzia dai carnevali tragici della Barbagia per l’allegria e il clima da baccanale chiassoso.
Sos Sonadores, con i visi neri di fuliggine, sono forse la reminiscenza di maschere cupe per un rito crudele: accompagnavano con la musica la liturgia del sacrificio della vittima del carnevale.
Probabilmente la cerimonia odierna rappresenta ciò che resta di un antico rito propiziatorio dedicato alla natura e al suo dio, perché si ridestasse dopo il lungo inverno.
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