Strumenti musicali sardi: Sa Serraggia
- Scritto da A_Ci
I tre elementi dello strumento sono: il bastone di canna, una corda tesa da due piroli e una cassa di risonanza.
Anche questa settimana pubblichiamo una scheda estratta dal volume "SONOS - Strumenti della musica popolare sarda" pubblicato dalla ILISSO Edizioni di Nuoro, che ci ha gentilmente concesso la possibilità di diffondere e valorizzare un'altro aspetto della ricchezza culturale della nostra Isola: la musica e l'originalità del patrimonio organografico Sardo.
Uno degli obiettivi della nostra iniziativa editoriale è la valorizzazione e diffusione delle eccellenze sarde, siano esse culturali, tecnologiche, economiche e imprenditoriali, e la ILISSO Edizioni rientra certamente in una di queste categorie.
Buffeta (Alghero)
Serraga Serrággia (Bosa)
Serragu (Thiesi)
Serraja (Mores)
Tumborro (Gavoi)
Violinu antigu (Ploaghe)
Zanzarra (Sassari)
• Dati generali
Strumento desueto
Carattere indeterminato
Costruito generalmente da chi lo suona
Occasione vagamente determinata
• Area di attestazione
Gavoi, Planargia, Sassari
I tre elementi principali dello strumento sono: il bastone di canna, una corda tesa da due piroli, una cassa di risonanza ricavata da una vescica di maiale gonfiata.
Il bastone può avere una lunghezza variabile tra i 120 e i 200 centimetri. Alle due estremità vengono praticati i fori in cui si inseriscono i piroli di legno che tendono la corda. Questa può essere di crine di cavallo intrecciato ed impeciato, di budello ritorto, di filo di rame o di ottone.
La vescica di maiale viene pulita dalle nervature, essiccata all’ombra e gonfiata come un palloncino. Si dispone quindi tra la corda e la canna dello strumento per amplificare il suono. All’interno della vescica si possono introdurre sassolini o semi che sottendono significati apotropaici, mentre in alcuni modelli di serrággia è anche possibile trovare una sorta di tastiera di canna fissata al corpo e posta sotto la corda.
Oltre che a pizzico, la corda si può sfregare con un archetto di lentischio su cui sono tesi crini di cavallo.
Lo strumento si suona in piedi appoggiandolo ad una spalla (soprattutto se possiede la tastiera); con una mano si tiene la canna mentre l’altra pizzica la corda o la sfrega con l’archetto.
La funzione dello strumento è ormai essenzialmente legata al carnevale di Bosa e Sassari, ma secondo alcuni veniva anticamente usato per eseguire melodie e brani veri e propri.
Testo: Andrea Carpi | Fotografia: Pietro Paolo Pinna, Nuoro (Archivio Ilisso)
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