La serie di Zerocalcare, il romanesco e gli altri dialetti
- Scritto da Effe_Pi
Grande successo del prodotto animato del disegnatore romano, con qualche polemica sull’uso del dialetto, da alcuni considerato eccessivo e incomprensibile.
La prima serie tv del noto fumettista romano Zerocalcare – Michele Rech – “Strappare lungo i bordi”, insieme al grande successo sta suscitando anche forti polemiche sui social, in particolare dopo alcuni articoli che hanno accusato il disegnatore di un eccessivo uso del romanesco, che renderebbe incomprensibili molti dei dialoghi. La serie – in 8 puntate – vede infatti molti dei personaggi doppiati dallo stesso Zerocalcare, la cui parlata veloce e un po’ “ciancicata” – direbbero nella capitale – non aiuta a distinguere tutte le parole, almeno stando all’opinione dei critici.
In realtà, secondo la nostra opinione, il romanesco o meglio la parlata romana - infarcita di modi di dire spesso esilaranti – si capisce molto bene, e comunque è una scelta perfetta per la “poetica” del racconto che il fumettista voleva realizzare, molto vicino a un flusso di autocoscienza generazionale che poi a tratti diventa universale. Il problema della parlata romana non è certo la serie di Zerocalcare, quanto il fatto che questa sia una delle poche tollerata dall’industria culturale e mediatica italiana.
Basta guardare un qualsiasi telegiornale o trasmissione (e in primis quelli della Rai), per sentire un dominio della cadenza tipica della capitale, idem nel mondo del cinema, dove si è arrivati al paradosso di far interpretare il genovesissimo Fabrizio De André dall’attore romano Marinelli (peraltro bravissimo), suscitando anche in quel caso l’ironia del web. Zerocalcare in romanesco va benissimo, ma al netto dei pochi che hanno una dizione neutra, sarebbe bello che in Tv, Radio, Cinema e altrove fossero accettati nello stesso modo del romano il sardo, siciliano, pugliese o altre cadenze. In questo modo si realizzerebbe nel paese una vera "par condicio" linguistica.