Cervo d'oro al sardo I Morti di Alos
- Scritto da Effe_Pi
Il film di Daniele Atzeni ha vinto la prima edizione del Cervignano Film Festival per corti e documentari.
Ancora un successo per il cinema sardo, nonostante le scarse risorse: il Mockumentary (cosiddetto "falso documentario" con eventi inventati presentati come veri a fini narrativi) "I morti di Alos", di Daniele Atzeni (qui il trailer), ha vinto il Cervo d'oro come migliore film alla prima edizione del Cervignano film festival, dopo aver trionfato a luglio in Brasile, al Festival Internacional de Cinema e Vídeo Ambiental. La giuria della kermesse friulana, La giuria, presieduta dalla filmaker friulana Stefania Rota ha motivato il premio con "l'originalità nella trasposizione narrativa di materiale di repertorio e per la grande sensibilità nei confronti della realtà sociale sarda, in una messa in scena che, attraverso i codici della fantascienza apocalittica e l’utilizzo molto avvertito dell’opera di un maestro del cinema etnografico italiano come Fiorenzo Serra, riesce a innescare una formidabile riflessione sul tema del festival e quindi sui confini sempre più sfumati e problematici tra il cinema documentario e quello di finzione”.
Il film racconta la storia di Antonio Gairo, unico sopravvissuto alla terribile sciagura che nel 1964 ha colpito Alos, paese del centro Sardegna divenuto un tetro villaggio fantasma. L'uomo ritrova la memoria che aveva perduto da tempo, racconta la vita del paese prima del fatidico avvenimento e ricostruisce con grande lucidità le circostanze che condussero alla tragedia.
Il lavoro di Atzeni è un ibrido fra finzione e documentario, cinema e letteratura e narra, attraverso un ampio uso di filmati di repertorio, il fatale passo verso la “modernità” compiuto da una piccola comunità di pastori degli anni ‘50, mescolando la classica iconografia della Sardegna arcaica con le atmosfere e le suggestioni tipiche del genere gotico.
Il regista di Iglesias, che gestisce anche la casa di produzione Araj Film è al quarto documentario, dopo aver firmato in precedenza "Racconti dal sottosuolo", con storie di vita in miniera e di lotte operaie narrate da tre vecchi minatori e un'anziana cernitrice che lavoravano nelle miniere del Sulcis-Iglesiente, "La leggenda dei santi pescatori", racconto di una giornata di lavoro dei pescatori di tonno sulcitani, e nel 2010 Sole nero, dedicato ai danni sanitari e ambientali causati dal petrolchimico di Porto Torres, nel territorio che lo ospita da oltre mezzo secolo.