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Il canto a cuncordu in Sardegna

  • Scritto da Effe_E

Il cuncordu è una forma di canto simile a quella a tenore, da cui si discosta principalmente per una serie di differenze tecniche. La principale espressione del canto a cuncordu è costituita dai riti paraliturgici della Settimana Santa.

Diffusissimi in tutta la Sardegna e diversi da paese a paese, tali riti comprendono processioni di fedeli e alcune azioni drammatiche - s’incravamentu (la crocefissione), e soprattutto s’iscravamentu (la deposizione) - che rappresentano i momenti principali della Passione.

I paesi in cui è ancora possibile assistere a questi riti sono Castelsardo, Santu Lussurgiu, Cuglieri, Orosei, Aggius, Aidomaggiore, Bonnannaro, Bortigali, Bosa, Galtellì, Ghilarza, Irgoli, Nughedu San Nicolò, Sennariolo e Tempio Pausania.

Avendo la stessa origine del canto a tenore, anche il canto a cuncordu è formato generalmente da quattro voci maschili, anche se esistono alcune eccezioni a cinque voci (il coro di Aggius) o a tre (quello di Bono). Originariamente ogni componente del coro doveva far parte di una confraternita laica, ma al giorno d’oggi questa tradizione resiste solo in alcuni paesi come Castelsardo e Santu Lussurgiu.

Storicamente la grande diffusione del canto a cuncordu è dovuta alla forte presenza delle istituzioni religiose (già a partire dall’XI secolo) in alcune zone della Sardegna nord occidentale, che favorì la contaminazione tra i canti sacri e quelli a tenore profondamente radicati nelle popolazioni, sino alla creazione di una nuova forma, il canto a concordu.

Rispetto al canto a tenore, oltre agli scenari e alle modalità di esecuzione, cambia l’impostazione delle voci e l’impianto ritmico: mancano i suoni gutturali (anche se in alcuni paesi, per esempio Scano Montiferro e Orosei, vengono ancora conservati) e sono presenti note lunghe tenute. Inoltre, a differenza del canto a tenore, nelle esecuzioni rituali del canto a cuncordu nulla viene lasciato al caso, ma è tutto definito nei dettagli e legato a un rigido testo guida.

Sostanzialmente il repertorio dei canti a cuncordu si divide in:

- brani paraliturgici, eseguiti durante i rituali della Settimana Santa. Si tratta del Miserere e di sa Novena, una sorta di volgarizzazione in sardo delle immagini dello Stabat Mater; data l’importanza che rivestono all’interno dei riti, queste esecuzioni sono particolarmente curate. Solitamente i brani vengono intonati da su bassu, mentre tutti gli altri vengono iniziati da sa oghe.

- canti tratti dall’Ordinarium Missae, la messa in latino (Kyrie, Gloria, Agnus Dei, Sanctus, talvolta anche il Credo): vengono eseguiti dal coro durante le messe solenni dell’anno liturgico, e su richiesta per le celebrazioni nuziali e per i riti funebri.

- canti d’argomento profano che testimoniano la fusione tra lo stile polifonico popolare ed alcuni moduli di estrazione colta (principalmente gregoriana o bizantina). Non hanno uno specifico contesto d’uso e sono eseguiti nei momenti conviviali all’interno della confraternita e in tutte le altre occasioni d’incontro della vita comunitaria del paese, festive e quotidiane, per esempio i frequenti spuntini e banchetti collettivi, la caccia grossa al cinghiale o i festeggiamenti del carnevale.

- altri canti di tipo devozionale (come sos gosos e su ninniu) previsti per occasioni religiose più o meno specifiche.


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