Elezioni Europee e comunali, in Sardegna il tonfo della destra
- Scritto da Effe_Pi
Perse Cagliari, Sassari e Alghero, centrosinistra vittorioso a Sinnai, ballottaggio senza destra a Monserrato, nell’isola Campo largo avanti di molto anche alle elezioni europee.
Voto in controtendenza ed eccezione, oppure laboratorio sardo che anticipa tendenze più ampie, come successo tante volte alla politica dell’isola? Sarà il tempo a dire come interpretare il risultato delle ultime elezioni amministrative ed europee in Sardegna, che hanno visto una netta affermazione, in entrambi i casi, del centrosinistra o Campo largo, che aveva già prevalso alle ultime elezioni regionali con l’attuale presidente Alessandra Todde.
Tutti i principali centri sardi al voto sono passati da destra a sinistra: in particolare le due “capitali” di Sud e Nord dell’isola, Cagliari e Sassari: nel primo caso è stato un vero trionfo per Massimo Zedda, dei Progressisti, già sindaco dal 2011 al 2019, vittorioso con oltre il 60% delle preferenze, mentre la sfidante di destra, Alessandra Zedda, si è fermata al 35%. Meno netta ma forse ancora più rilevante la vittoria di Sassari, dove Giuseppe Mascia del Campo Largo ha evitato il ballottaggio superando il 51%, mentre il candidato della destra, il rettore dell’Università, Gavino Mariotti, si è fermato a un misero 16%, superato anche dal “civico” Lucchi.
Non è finita perché dopo molti anni la sinistra riprende anche Alghero, dove – ancora al primo turno – è stato eletto sindaco Raimondo Cacciotto, esponente dall’Alleanza Verdi – Sinistra (Avs) – vittorioso con il 55%, mentre l’avversario di centrodestra, Marco Tedde, si è fermato al 45. Trionfo anche a Sinnai, con Barbara Pusceddu, candidata del Campo largo, che è andata oltre il 61%: unico comune sardo al ballottaggio è Monserrato, dove però la sfida sarà tra l’indipendente civico Tomaso Locci, sindaco uscente che parte dal 40% e la candidata del Movimento 5 Stelle, Valentina Picciau, che ha preso il 21%.
E poi ci sono le europee, dove con un’affluenza molto più bassa Fratelli d’Italia è il primo partito con il 24,77% e Giorgia Meloni prima per preferenze, ma il Pd di Elly Schlein è vicinissimo, al 24,16%, con M5s e Avs molto sopra la media nazionale, rispettivamente col 16,9% e il 10,05%. Gli alleati del centrodestra si fermano più in basso, con Forza Italia al 9,79% e la Lega addirittura al 5,55%. Come coalizioni il Campo largo sarebbe quindi ben oltre il 50%, anche senza i centristi di Calenda e Renzi, che con le loro due liste si sono fermati sotto il 3,5%. Sulle preferenze, boom dell’attivista agli arresti in Ungheria, Ilaria Salis, con 23.558 voti, oltre 8.000 in più rispetto al generale Roberto Vannacci, che ne ha incassato 15.162. Non passa nemmeno Angela Quaquero, la candidata sarda del partito democratico più votata nella circoscrizione Italia insulare, con oltre 42.300 preferenze. Nota dolente l’affluenza poco oltre il 36%, la più bassa d’Italia, in parte giustificata proprio dalla scarsa possibilità di mandare sardi a Strasburgo, visto il collegio che include una regione molto più popolosa come la Sicilia.
Un risultato sardo se non clamoroso di sicuro sorprendente e che merita attenzione, anche perché la Sardegna è stata spesso anticipatrice di tendenze nazionali in politica, tra comunali e regionali. Basti pensare – solo negli ultimi anni - alla vittoria di Solinas alle regionali del 2018, che anticipava il boom della Lega di Salvini su scala nazionale, o a quella di Pigliaru 5 anni prima, che segnava l’avvento del renzismo come tendenza di massa, a partire proprio dall’isola. Vedremo se questa volta sarà ancora così o se quella sarda resterà un’eccezione in un'Italia che guarda prevalentemente a destra.