Il Giro 100 è finito: 5 motivi per ricordarlo
- Scritto da Paolo Ardu
Partito da Alghero l'edizione numero 100 del Giro d'Italia vinta dall'olandese Dumoulin verrà ricordato per almeno 5 motivi, che vengono spiegati di seguito, dalla partenza sarda in poi.
1) La partenza dalla Sardegna: Alla sua terza partenza dall'isola (1991, 2007 e quest'anno) e nonostante un servizio giornalistico che ha rischiato di rovinare la festa rosa, con la maglia nera (del giornalismo) "data" da Giacomo Mameli all'autore, le tre tappe sarde hanno avuto un grande successo di pubblico, non solo in strada e nelle piazze, ma anche televisivo. Con la Regione che, oltre all'aver coinvolto i comuni di tappa (Alghero, Olbia, Tortolì e Cagliari), intende investire sui grandi eventi sportivi per far conoscere l'isola e i suoi paesi oltre i confini nazionali puntando su elementi chiave come il turismo sportivo e l’enogastronomia.
2) In quattro in un minuto: Nairo Quintana (maglia rosa), Vincenzo Nibali (a 39”), Thibaut Pinot (a 43”) e Tom Dumoulin (a 53”) si giocavano la vittoria finale, all'ultimo respiro. Uno scenario inedito nella corsa rosa, in cui anche il quarto in classifica non correva solo per il podio ma anche per la vittoria finale. Incertissimo fino alla fine, è stata la prima volta in cui a decidere questo Giro partito dalla Sardegna è stata l'ultima tappa, un'inedita cronometro.
LEGGI ANCHE | Giro d'Italia 100: ad Olbia sorpresa Pöstlberger
3) Una crono a Milano: Di solito, quando l’ultima tappa è una passerella, si sa già chi vince. Ma i distacchi a cui abbiamo accennato sopra e il fatto di aver percorso oltre 3.600 chilometri in più di 90 ore hanno reso quest'ultima tappa, partita dall'autodromo di Monza, una corsa di 30 chilometri contro il tempo molto interessante. Orologio alla mano.
4) La prima volta di un olandese: Tom Dumoulin, classe 1990, è il primo olandese a vincere il Giro. Specialista nelle crono, il tulipano della Sunweb aveva i favori del pronostico. Non solo dei bookmakers ma anche di alcuni rivali (il francese Pinot e il nostro Nibali). Però, dopo le montagne, l'arrivo lo avrebbe deciso una corsa orologio alla mano. E Dumoulin ha tagliato il traguardo secondo (nella tappa) ma primo nella classifica generale, davanti al colombiano Quintana (Movistar, a 31"), con Nibali (Bahrain-Merida, a 40") che ha sfiorato il secondo posto e il francese Pinot (a 1'17”) che però è rimasto fuori dal podio. E Fernando Gaviria? Il colombiano che ha portato via la rosa dall'isola è stato uno dei protagonisti, ma la maglia ha cambiato colore: ciclamino (quella dei velocisti) e ben 4 vittorie di tappa per lui. Deludente, invece, il Giro degli italiani: unico successo (mai visto dal 1989 ad oggi) quello di Nibali "alla Nibali" nella tappa di Bormio. Cresce così l'attesa per vedere il nostro Fabio Aru tra i protagonisti delle salite del prossimo Tour.
5) Giro dei ricordi, da Scarponi a Pantani: Non c'è stata tappa, tra lunghi rettilinei o tornanti, in cui non sia stato ricordato Michele Scarponi. La scomparsa del campione marchigiano a pochi giorni dall'inizio della corsa a causa di un incidente in bicicletta ha riportato in primo piano il problema della sicurezza in strada per chi, professionista e non, va in bici. Con un amore mai messo in discussione è stato ricordato più volte anche “Il pirata”, Marco Pantani, il campione di Cesenatico a cui gli organizzatori del Giro hanno dedicato la celebre salita di Oropa, vinta nel 1999 con un'azione leggendaria, rimontando tutto il gruppo dopo un'incidente meccanico.