Energia elettrica dalle onde del mare di Sardegna
- Scritto da Anna Maria Cantarella
Secondo i nuovi modelli Enea per previsioni Hi-Res le onde del Mediterraneo possiedono un notevole potenziale di energia.
Il mar Mediterraneo ha un potenziale energetico ancora tutto da sfruttare. Il flusso delle correnti e delle onde infatti è una fonte energetica ancora troppo poco sfruttata, in Europa infatti la produzione di energia dalle onde soddisfa lo 0,02% della domanda energetica. Ora, grazie a due modelli innovativi messi a punto da Enea e supportati dal super computer CRESCO6 capace di effettuare 1,4 milioni di miliardi di calcoli al secondo, sarà possibile stimare la produzione di energia dal mare.
Con il sistema di previsione MITO sarà possibile fornire previsioni su temperatura, salinità, velocità delle correnti marine con un dettaglio spaziale che va 2 km fino a poche centinaia di metri. Waves invece è il sistema di previsione delle onde che con una risoluzione fino a 800 metri in aree marine e costiere permette di tenere sotto controllo le aree marine e di costa ad alto potenziale energetico.
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Come spiega Gianmaria Sannino, responsabile del laboratorio ENEA di Modellistica Climatica e Impatti, le zone a più altro potenziale di energia ottenibile dalle onde sono le coste occidentali della Sardegna e della Corsica, insieme al Canale di Sicilia e le aree costiere di Algeria e Tunisia dove il flusso medio di energia oscilla tra i 10 e i 13 kW/m.
Già nel 2017 l’analisi ENEA presentata in occasione della “Giornata Europea del mare” aveva evidenziato che è proprio la Sardegna l’area dell’intero Mediterraneo che potrebbe produrre più energia dal mare, con un potenziale di 13 kW per metro di costa, un valore molto simile a Stati Ue più all’avanguardia nello sviluppo di questa fonte rinnovabile come la Danimarca. Le zone a più elevato potenziale di produzione di energia sono l’area nord occidentale nei pressi di Alghero e a quella a sud-ovest.
Oggi il modello di ENEA è ancora più preciso e oltre alle onde gli studiosi hanno aggiunto una novità: “abbiamo incluso le maree locali e quelle trasmesse dall'Atlantico attraverso lo Stretto di Gibilterra - spiega Sannino - questo ci permetterà di conoscere più in dettaglio lo stato del mare e della sua circolazione per migliorare le nostre previsioni sulla produzione di energia e per misurare l'impatto su alcuni settori economici come quello del turismo, dei trasporti e del commercio marittimo".
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