Blogger contro Nobel a Deledda: polemica sui social
- Scritto da Effe_Pi
Dopo il premio a Bob Dylan il giornalista di Piovono Rane usa la scrittrice nuorese come esempio negativo, e su Facebook e Twitter viene contestato da molti lettori.
“Io vorrei ricordare a chi contesta il Nobel a Dylan che l'hanno dato a Grazia Deledda”. Una frase da social, un’opinione discutibile ma certamente legittima, che fa parte del dibattito sul premio al cantautore Bob Dylan, che è stato spesso difeso facendo esempi di altri autori che non sarebbero degni di tanto riconoscimento. Peccato che il commento arrivi da uno dei blogger più noti d’Italia (col pluripremiato Piovono Rane), il giornalista de L’Espresso Alessandro Gilloli, che su Facebook e Twitter ha scatenato le reazioni (spesso d’ira) dei tanti sardi che amano la scrittrice nuorese, vincitrice del Nobel per la letteratura nel 1926.
Che si tratti di orgoglio isolano ferito o di effettiva consapevolezza del valore letterario di romanzi come “Canne al vento” o “Elias Portolu”, è un fatto che dei 131 commenti su Facebook la maggior parte siano fortemente critici verso il noto blogger, con accenti più o meno duri, come quelli di chi ricorda che il giornalista non sarebbe degno “di leccare la suola delle scarpe a Grazia Deledda. Provi lei ad arrivare al Nobel da donna, nella Sardegna centrale a cui è stato impedito di andare anche a scuola (aveva la 4 elementare). Prima studi per cortesia, poi legga almeno una parte della sua opera, infine parli. Un post indecente”.
Alcuni dei commenti al post su Grazia Deledda e Bob Dylan
E mentre in tutta l’isola vanno avanti le celebrazioni deleddiane, c’è chi parla di Deledda come della “Tolstoj italiana” e chi argomenta che “il fatto che lei non abbia letto un rigo di Grazia Deledda potrebbe spiegare questo post” fino a chi spiega che pur essendo sardo non ama “la scrittura della Deledda, ma prima di contestarne il valore e il livello dell'opera ci penso più di dieci volte. può piacere o meno, la si può capire o meno, se non la si capisce basta ammetterlo con serenità e umiltà senza sparare effervescenti minchiate da cui appare chiaro che non la si è capita, o non la si conosce, o ambo le cose”. Ci sono anche commenti più volgari, in italiano e in limba, mentre si segnala una lettera aperta di Giuliano Marongiu a “quel tale che scrive sul giornale” (come in una nota canzone di Vasco Rossi) in cui contesta la critica di Gilloli, scrivendo che “la grandezza della scrittrice sta nella sua storia: basta immaginare il luogo in cui nasce e cresce, i tempi lontani e difficili in cui vive, le ostilità che affronta per ‘esistere’ e ‘manifestare’ a partire dal contesto familiare e sociale, il temperamento e l’ostinazione con cui trasforma l’energia in determinazione”.
Della scrittrice sarda si ricorda anche l’atteggiamento nei confronti di Mussolini, il cui regime (al potere al momento del Nobel) si era in qualche modo appropriato del premio: al termine dell’incontro col duce, all’invito di un ufficiale in alta uniforme a scrivere “qualcosa per il regime”, Deledda avrebbe risposto con calma che “l’arte non ha politica”. Una battuta non senza conseguenze, visto che portò a un vero e proprio bando del fascismo verso i suoi romanzi.
Insomma, se è vero che i sardi sono abbastanza permalosi, come afferma il luogo comune, è anche vero che stavolta qualche ragione sembrano averla, e sarà pure possibile riconoscere al tempo stesso il valore assoluto di brani come “Like a rolling stone”, “just like a woman” e “Blowin’ in the wind” e quello di racconti come “Cenere” o “Marianna Sirca”: o si tratta solo di “rosicamento” da “sardignoli”, come ha commentato qualcuno sui social a (non richiesta) difesa del blogger famoso?
Foto: Pixabay | CC0 Public Domain