Tre Comuni su quattro senza migranti ma più di mille sono già in emergenza
- Scritto da Effe_E
Da anni l’emergenza profughi ci costringe ad aritmetiche diverse: quanti pasti, quanti richiedenti asilo, quante strutture.
Da La Stampa | Raphaël Zanotti
In un mondo ideale gli uomini sono numeri primi, divisibili solo per uno o per se stessi. Ognuno con la propria storia, le proprie esperienze, le proprie speranze. Da anni, invece, l’emergenza profughi ci costringe ad aritmetiche diverse: quanti pasti, quanti richiedenti asilo, quante strutture.
Non è un calcolo facile e spesso s’intreccia con le istanze della politica che esasperano certi numeri o li minimizzano. La Stampa, per la prima volta, è in grado di fornire tutti i dati e mostrare quali sono i Comuni che accolgono più richiedenti asilo e rifugiati e quali meno, quali territori sono in difficoltà e quali non sono toccati dal problema.
Un progetto nato dopo che, nei giorni scorsi, molti sindaci hanno lanciato un grido d’allarme, schiacciati sotto il peso di una questione complessa e più grande di loro. «Sono troppi, non ce la facciamo più» hanno protestato. Nell’occhio del ciclone è finito quel sistema dell’emergenza che permette ai prefetti di imporre alle amministrazioni comunali di farsi carico di un certo numero di richiedenti asilo. Alle proteste il ministro Angelino Alfano ha risposto approntando un piano che preveda una distribuzione più equa delle «quote»: due o tre persone ogni mille abitanti è l’obiettivo. Ma è fattibile? E come impatterà sul Paese? Per scoprirlo siamo andati a controllare la situazione di oggi. I dati sono la fotografia del 20 luglio scorso.
Partiamo dalla dimensione del fenomeno. I richiedenti asilo e rifugiati gestiti attraverso le prefetture sono 101.113. Se calcoliamo che quelli accolti dallo Sprar, la rete di enti che volontariamente mette a disposizione posti e progetti di integrazione, sono stati 29.000 nell’intero 2015 possiamo già stabilire un primo dato di fatto: la programmazione è ben lungi dal gestire la materia. Si viaggia quasi sempre nell’eccezionalità.
Questo ha creato, in mancanza di una programmazione e della creazione di centri, uno dei temi più dibattuti della politica: l’uso di alberghi e strutture ricettive. I richiedenti asilo e rifugiati che oggi sono ospitati in hotel, bed&breakfast e quant’altro sono 10.543, il 10 per cento. Tutte le strutture, 266 in tutto il Paese, sono convenzionate con le prefetture.
Secondo punto: le difficoltà ci sono, le proteste anche, ma l’accoglienza in emergenza è un problema che la maggior parte delle città nemmeno conosce. Su 8000 Comuni italiani, solo 2026 si sono visti attribuire migranti dal Viminale. Uno su quattro. Quelli che però li accolgono sono oltre la loro capacità. Sul totale dei migranti accolti, ci sono 3000 posti disponibili in meno. Solo cinque regioni non sono al completo (Lazio, Molise, Sardegna, Sicilia e Valle d’Aosta). Per il resto ci sono regioni come la Basilicata dove l’accoglienza ha superato del 13,4% i posti disponibili.
Questo ci porta al terzo punto: la distribuzione è molto squilibrata. Nella mappa virtuale qui sopra siamo partiti dall’obiettivo del governo (2,5 persone ogni mille abitanti) e abbiamo provato a vedere in che situazione siamo oggi. I paesi in verde e giallo rientrano nelle previsioni del Viminale, quelli in rosso vanno oltre. Sono 1170 su 2026 quelli che superano l’obiettivo, con ampie oscillazioni.
Facciamo un esempio: il Comune di Alessandria in Piemonte. Rita Rossa (Pd) è una dei sindaci che nei giorni scorsi ha protestato più vibratamente per l’arrivo dei profughi. La sua città risulta averne 323 su una popolazione di circa 93 mila abitanti. Se il piano del governo fosse già operativo ne avrebbe 235. Di fatto risulta avere 88 persone in più, una ogni mille abitanti. È ingestibile? Secondo Rossa sì. Di contro ci sono Comuni come il piccolo Brognaturo (in basso l’intervista al sindaco) che hanno molti più richiedenti asilo di quanti spetterebbero loro secondo il futuro piano, ma questo non è un problema. Anzi.
Non sarà facile per il Viminale attuare un programma come quello allo studio. L’obiettivo di una redistribuzione più equa è giusto a livello teorico, ma dovrà rispondere alle esigenze di territori come il Veneto, che non vuole assolutamente nuovi migranti pur avendo numeri molto al di sotto di altre regioni; e anche di realtà come Brognaturo, dove invece l’arrivo di richiedenti asilo è visto come una benedizione. Siamo un Paese molto diversificato. E forse una media aritmetica applicata in modo automatico non sarebbe la risposta più adatta. Forse anche i territori, come gli uomini, alla fine sono numeri primi.
Foto: Pixabay | CC0 Public Domain