FINANZIERE SARDO RIAPRE IL CASO MORO
- Scritto da Effe_Pi
Dal suo racconto un esposto dell'ex giudice Ferdinando Imposimato.
È il mistero per eccellenza, in un paese che da decenni vive di misteri. Il Caso Moro, col sequestro e l’uccisione, nel 1978, del presidente della Democrazia cristiana, Aldo Moro, favorevole a un compromesso di governo coi comunisti di Berlinguer, resta oscuro sotto molti punti di vista, ed ora a riaprirlo sembrano essere le dichiarazioni di un finanziere sardo, Giovanni Ladu. È quanto raccontato ieri, su “La Nuova Sardegna”, da Piero Mannironi, che parla dell’apertura di un nuovo fascicolo su Moro alla Procura della Repubblica di Roma, basato su un esposto dell’ex magistrato Ferdinando Imposimato che riporta le dichiarazioni di Ladu e altri testimoni.
Il finanziere sardo racconta di aver sorvegliato per due settimane il covo di via Montalcini, dove era tenuto lo statista Dc, nell’ambito di un’operazione speciale che doveva condurre alla liberazione di Moro attraverso un blitz delle teste di cuoio. Ladu, che all’epoca era militare di leva nei Bersaglieri, racconta che l’intervento di forza doveva avvenire l’8 maggio 1978, il giorno prima dell’assassinio di Moro, ma a bloccarlo fu “una telefonata arrivata dal Viminale”. Una chiamata che sarebbe costata la vita all’uomo politico nelle mani delle Brigate rosse, e che getterebbe una luce sinistra anche su alcuni degli uomini più potenti della storia repubblicana: il ministro dell’interno era infatti Francesco Cossiga, mentre il presidente del consiglio si chiamava Giulio Andreotti.
Probabilmente non è un caso che questa storia, confermata secondo Imposimato da diversi altri testimoni, tra cui alcuni sardi appartenenti alla rete clandestina anticomunista “Gladio”, venga fuori dopo la morte di Andreotti e Cossiga, da sempre considerati tra i maggiori depositari dei segreti relativi ai “misteri d’Italia”. Il racconto di Ladu riportato dalla “Nuova” è ricco di dettagli, e non fa che confermare i sospetti sollevati negli ultimi decenni da più parti su quello che è considerato l’episodio “chiave” della storia italiana del dopoguerra, dopo il quale il sistema politico-sociale del paese si è progressivamente involuto, arrivando alla disastrosa situazione attuale.