Il ritorno di Marino che terrorizza i partiti
- Scritto da Effe_Pi
La voglia del sindaco di Roma “marziano” di tornare al Campidoglio con una conta in consiglio comunale non piace quasi a nessuno, vediamo perché.
È sicuramente il caso politico più dibattuto delle ultime settimane, e promette di far ancora parlare di sé: le dimissioni del sindaco di Roma, Ignazio Marino, costretto da pressioni mediatiche e politiche a lasciare l’incarico al culmine di una lunga e violenta campagna di stampa nei suoi confronti, dopo essere stato accusato di spese improprie (cene private e altro) con soldi pubblici, potrebbero rientrare, e il primo cittadino tornare nell’aula del Campidoglio a chiedere la fiducia.
Infatti, come lo stesso Marino ha precisato in una conferenza stampa, l’esposto presentato da Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia alla magistratura ha portato sì all’apertura di un’indagine, ma lui non è tra gli indagati né ci sono avvisaglie che potrebbe diventarlo. Oltretutto una parte dei famosi scontrini per cui è accusato potrebbero addirittura essere falsi o comunque contraffatti per metterlo in cattiva luce. Marino vuole quindi che le ragioni politiche che hanno portato quasi tutti i gruppi politici a chiedere le sue dimissioni emergano in un voto, senza pretesti “giustizialisti” che al momento non sembrano sostenibili. Un’ipotesi, quella della conta, che però non piace quasi a nessuno, vediamo perché:
Partito Democratico – Il partito di Marino (attualmente ancora iscritto) è forse quello che ne ha più paura: infatti, se il marziano restasse in sella dovrebbe continuare a tenerselo controvoglia (da tempo il premier Renzi non lo sopporta) e in caso contrario dovrebbe votare contro un suo sindaco eletto appena due anni fa col 64% dei voti dei romani. Il Pd ha tanta paura che addirittura minaccia di far dimettere i suoi consiglieri prima del fatidico voto, anche se poi dovrebbe andare a giustificarsi coi suoi elettori favorevoli al sindaco, che oltretutto potrebbe benissimo ricandidarsi autonomamente alle prossime elezioni, col probabile risultato di farle perdere ai Dem.
Movimento 5 Stelle – Secondo molti è il favorito per le prossime elezioni romane, ma ancora non ha un candidato e molti suoi potenziali elettori si chiedono il perché di attacchi così violenti a un sindaco riconosciuto come onesto, al di la della capacità, e in qualche modo vicino alle sue tematiche. L’esposto insieme a Fratelli d’Italia e la manifestazione al Campidoglio con le bandiere grilline vicine a quelle di Casapound e Forza Nuova, dopo le accuse di vicinanza ai balneari ed altre “lobby” della capitale, non aiutano a far percepire il M5S romano come il “nuovo” e una conta su Marino, come un’eventuale suo ritorno in sella, sarebbero sicuramente una sconfitta politica per il Movimento.
Destra – Dopo il disastro, da tutti riconosciuto, della sindacatura di Alemanno, la destra più o meno estrema della capitale prova a rialzare la testa accusando Marino di tante della nefandezze di cui i romani accusano i suoi esponenti. L’esposto sugli scontrini è solo l’ultimo episodio di una campagna violentissima condotta con l’aiuto dei grandi giornali romani di proprietà dei palazzinari, e in caso di ritorno al Campidoglio di Marino loro (e i loro interessi di riferimento) sarebbero sempre più preoccupati, anche perché l’inchiesta su Mafia Capitale continua.
Vaticano – È il vero convitato di pietra della vicenda, dopo le uscite del Papa in persona contro Marino, in cui il pontefice negava di averlo invitato per il suo viaggio negli USA (anche se il sindaco non l’aveva mai detto) e quelle dei cardinali sulla gestione delle risorse per l’imminente Giubileo. Ma il Vaticano non ama il marziano, nonostante questo si professi cattolico, soprattutto per la sua laicità, espressa con la celebrazione dei matrimoni gay e le sue posizioni “etiche”, ad esempio sulla fecondazione assistita. Insomma, se Marino resta sindaco, Oltretevere ben pochi saranno felici.