La Consulta verso apertura a nozze gay? - fotogalleria
- Scritto da Effe_Pi
Oggi all'esame della Corte Costituzionale il ricorso di una coppia il cui matrimonio è stato annullato perché lui ha cambiato sesso.
Potrebbe essere la Corte Costituzionale, in assenza di opportune decisioni politiche, ad aprire la strada verso le nozze gay in Italia. Oggi, infatti, la Consulta discute del caso di una coppia sposata in cui il marito ha deciso di diventare una lei, creando una sorta di divorzio imposto “ex lege”, nonostante le due volessero comunque rimanere una coppia unita in matrimonio. La Corte è chiamata a decidere se sia legittima la cessazione degli effetti civili del matrimonio, prevista nel nostro ordinamento, nel caso in cui uno dei due componenti della coppia cambi sesso.
È evidente che se la Consulta dovesse, nella sostanza, accogliere le ragioni della coppia, questo rappresenterebbe una fortissima spinta al riconoscimento sul piano giuridico delle unioni omosessuali. Ad inviare gli atti alla Corte Costituzionale è stata la Cassazione, dopo che nei primi due gradi di giudizio i protagonisti della vicenda hanno visto respinte le loro istanze. Nel 2009, infatti, il Tribunale di Bologna ha riconosciuto il cambio di sesso, ma per effetto di tale sentenza ha annullato le nozze. L'impugnazione di fronte alla Corte d'appello di Bologna non è servita. La coppia è quindi arrivata in Cassazione e ora la Suprema Corte, sulla base anche di recenti pronunciamenti della Corte dei diritti dell'Uomo di Strasburgo, dubita della costituzionalità delle disposizioni che regolano la materia: nel mirino, una serie di articoli del legge 164 del 1982, che ora i 15 giudici della Consulta dovranno esaminare.
Secondo la Cassazione, con l'automatico annullamento del matrimonio si è determinato un "vulnus" che agisce a più livelli: viene violato il diritto di autodeterminazione nelle scelte sull'identità personale; si determina una cancellazione imperativa di una relazione affettiva stabile e continuativa dotata di rilievo costituzionale; si sopprime la volontà individuale di esercitare il diritto personalissimo allo scioglimento del matrimonio; si viola il diritto alla vita familiare coniugale; si limita in maniera sostanziale il diritto all'identità di genere e si lede il diritto dell'altro coniuge di scegliere se continuare la relazione coniugale. Un quadro che per la Cassazione contrasta con gli articoli 2, 3, 10, 24, 29 e 117 della Costituzione.
Sotto, una fotogalleria del Roma Pride 2014 di sabato, realizzata da Leonardo Migliore. Qui le foto in alta risoluzione.