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Mare e Sardegna di Lawrence David Herbert

  • Scritto da Effe_E

Mare e Sardegna di Lawrence David Herbert

In un momento tra i più tragici della sua storia, l'omaggio alle bellezze della Sardegna del grande scrittore inglese.

Incipit

Si sente la necessità assoluta di muoversi. E soprattutto di muoversi in una direzione particolare. Una doppia necessità: muoversi e sapere in che direzione.
Perché non si può stare seduti, immobili? Qua in Sicilia è così piacevole: l’assolato mar Ionio, il gioiello cangiante della Calabria, simile ad un opale di fuoco mosso nella luce; l’Italia e il panorama delle nuvole a Natale, la notte con la costellazione del Cane che posa un lungo raggio luminoso sul mare, come se abbaiasse contro di noi, Orione che marcia lassù; come ti guarda Sirio, come ti guarda! È il segugio del cielo, verde, affascinante e fiero! E poi, oh regale stella della sera, appesa ad ovest, che riluce sui precipizi bui e frastagliati dell’alta Sicilia: ancora l’Etna, quella strega malvagia, che fa riposare la sua spessa neve bianca sotto il cielo, e lentamente, lentamente innalza spire del suo fumo arancione. Loro, i greci, lo chiamavano il Pilastro del cielo. Dapprima sembra sbagliato, poiché esso si arrampica su per una linea lunga, magica e sinuosa dalla riva del mare fino al suo cono smussato, e non sembra alto. Sembra piuttosto basso, sotto il cielo. Ma quando lo si conosce meglio, oh timore e magia! Distante sotto il cielo, distaccato, così vicino eppure mai con noi. I pittori cercano di dipingerlo e i fotografi di fotografarlo, ma invano. Ma perché? Perché i vicini crinali, con i loro olivi e le bianche case, loro sono con noi. Perché il letto del fiume, e Naxos sotto i limoneti, la Naxos greca sprofondata sotto i limoneti dalle foglie scure e carichi di frutti, le falde dell’Etna e i suoi confini, questi sono ancora il nostro mondo, il nostro proprio mondo. Persino i paesini in alto tra le querce, sull’Etna. Ma l’Etna stesso, l’Etna della neve e dei segreti venti mutevoli, è dietro un muro di cristallo.


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Fu l’impulso inarrestabile a muoversi – come recita il celeberrimo, folgorante incipit di Sea and Sardinia: « Comes over one an absolute necessity to move » – che nel gennaio del 1921 spinse D. H. Lawrence e la moglie Frieda a visitare la Sardegna.

Il viaggio durò nove giorni e li condusse da Cagliari, dove erano sbarcati provenienti da Palermo, verso l’interno dell’isola, a Mandas, Sorgono, Nuoro e infine, ultima tappa sarda, a Terranova. Erano partiti da Fontana Vecchia, un borgo di Taormina nel quale i Lawrence avevano preso casa nel marzo del 1920 e dove sarebbero rimasti – con qualche intermezzo, tra cui appunto la Sardegna – sino all’aprile dell’anno successivo.

Prima di Fontana Vecchia il lungo girovagare lontano dall’Inghilterra che, iniziato nella primavera del 1912 e interrotto per qualche tempo dai rigori della guerra, sarebbe ripreso dal novembre 1919, portandoli a Firenze, Roma, Picinisco (in provincia di Caserta), Capri e, come si è visto, a Taormina.

Poi, lasciata nel 1922 l’Italia, ci sarebbero stati Ceylon, l’Australia, le isole dei Mari del Sud, la California, Taos, il Messico e solo nel 1925 il ritorno in Europa.