Maria di Isili di Cristian Mannu
- Scritto da Effe_E
Un romanzo sul coraggio e la forza di una donna pronta a tutto pur di conquistare la propria autonomia.
Incipit
Salvatorica Carboni
Si vedeva da come filava che non era una bambina come le altre. Una aicci bravixedda deu non dd’apu mai bia, e non solo lì in paese, a Ísili, seu narendi. Se non capisci quello che dico, fermami però, che ogni tanto mi esce qualche frase in dialetto, ma non ci posso fare niente, è più forte di me. Una così brava, dicevo, io non l’ho mai vista, da nessuna parte. Si vedeva che aveva una luce diversa negli occhi. Certo, non potevo immaginare come andava a finire. L’ ho fatta nascere io, a Maria. Ho aiutato la mamma a tirarla fuori. Prima si nasceva in casa, mica come adesso che a Ísili c’è anche l’ospedale, ma si muore lo stesso di parto. A quei tempi c’ero io che andavo in giro per tutto il paese e Franca Atzori che faceva altro, ma tanto già lo sanno anche i muri che cosa faceva, non devo certo dirlo io. Io però quelle cose non le ho mai fatte.
Non avevano parenti loro, lì a Ísili. Michele, su babbu, era di Macomer, della famiglia Piga, quella che non c’è più, quella che durante l’incendio di quell’estate sono morti tutti tranne lui ched’era il figlio più piccolo e stava giocando al piano di sotto mentre gli altri dormivano, ma non la famiglia Piga dell’assessore che adesso è a Cagliari e l’hanno messo in galera perché si è furato i soldi per costruirsi la villetta a Costa Rei, cussu est unu ladroni, mica come Michele che era bravo bravo e se li guadagnava lavorando, i soldi. Lo dovevi vedere: usciva di casa con il suo sacchetto la mattina presto e tornava di notte. Faceva la guardia alla colonia penale, quella che c’è nella strada per andare a Villanova Tulo, quella dove alla televisione dicevano che avevano sepolto quel tedesco nazista e poi hanno detto che non era vero.
Lo dovevi vedere a Michele: dove lo mettevi stava. Si prendeva la sua bicicletta per andare a lavorare, e chi lo sentiva tutto il giorno. Rientrava che fuori era già buio e allora io me ne potevo tornare a casa mia per dormire. Quando c’era non si lamentava mai, e mai che lo vedevi tornare bevuto o con i cinque minuti. Da solo con tutte quelle femmine, non lo so proprio come ha fatto, mischineddu. Ed era anche uno studiato, Michele. Mica era uno che perdeva il giorno a ubriacarsi o a giocare a carte come si vede adesso in giro, che ci sono tutti quei ragazzini sempre con la musica alta nelle orecchie o a parlare male a qualcuno quando aspettano il pullman qui dietro in piazzetta, che se vai adesso li vedi col cellulare in mano a fare niente invece di andare a lavorare.
IN NEGOZIO
Zia Borìca, che di neonati ne ha visti nascere tanti, capisce subito che quegli occhi così azzurri possono solo essere opera di un angelo o di un demonio. Sin da bambina Maria si distingue dal resto della famiglia: dalla madre vestita di scuro con lo sguardo fisso nel vuoto, dal padre che ha gli occhi neri più del camino sporco di fuliggine, dalla sorella maggiore Evelina che ha sempre un rosario in mano.
Maria è ardente e sognatrice, e ha una dote speciale: sotto le sue mani il telaio è come un pianoforte, con cui dà vita ad arazzi meravigliosi, intrecciando sapientemente lana e rame. Un dono grazie al quale sembra destinata a un futuro felice, nel piccolo villaggio di Ísili, dove il vento che sferza le pietre delle case profuma di avena selvatica e rosmarino. Ma un giorno in paese arriva Antonio Lorrài, il ramaio, il gitano, bello come un principe delle favole sul suo cavallo nero. E per la prima volta Maria, che a sedici anni non ha mai baciato nessuno, si sente accendere come un fiore nel fuoco. Anche se Antonio sta per sposare la sorella Evelina, Evelina che lei ama profondamente, Evelina che aspetta un figlio da quell’uomo oscuro…
Un romanzo sul coraggio e la forza di una donna pronta a tutto pur di conquistare la propria autonomia.
In una polifonia di voci, in uno stile denso e compiuto, dal sorprendente respiro metrico, Cristian Mannu ci regala la storia di una donna che, pagandone il prezzo, segue la legge del desiderio, sfidando gli interdetti sociali, sullo sfondo di una Sardegna arcaica popolata da vagabondi, levatrici-accabadore, figli burdi, fatti di sangue e indicibili segreti.