Giustizia: sciopero della fame del campione di arti marziali
Protesta di Stefano Bulla, arrestato in Thailandia dove era andato per sfuggire all'arresto dopo una serie di reati commessi nel cagliaritano tra 2005 e 2009.
"Mio marito è vittima di un errore giudiziario per questa ragione ha iniziato lo sciopero della fame e della sete. Oggi è svenuto davanti a me durante i colloqui. Qualcuno deve intervenire". È l'appello lanciato da Sabina Locci, moglie di Stefano Bulla, il 48enne già campione del mondo ed europeo di Tae-kwon-do, arrestato nel febbraio scorso in Thailandia perché doveva scontare sei anni e dieci giorni per un cumulo di condanne relative a reati contro il patrimonio e la persona (truffe, riciclaggio, violenza privata) commessi in provincia di Cagliari dal 2005 al 2009. L'esperto di arti marziali era in Thailandia da due anni insieme ai figli e alla moglie e aveva aperto una palestra. Secondo l'accusa si era allontanato dall'Italia proprio per evitare il carcere.