Afghanistan, 5 i morti sardi: un tributo inutile?
Nel corso delle varie missioni militari che si sono succedute dal 2009 in poi sono diversi i militari originari dell'isola o interni alla Brigata Sassari che sono deceduti per vari motivi nel paese appena caduto sotto il controllo dei talebani.
Cinque militari morti tra il 2009 e il 2013 e numerosi feriti: è il tributo pagato dalla Sardegna in Afghanistan nelle varie missioni di pace che si sono susseguite negli anni sino all'epilogo di questi giorni, con la conquista di Kabul da parte dei talebani e l'abbandono del Paese delle diplomazie internazionali, compresa l'Italia. La Brigata Sassari, in particolare, ha svolto quattro mandati di circa sei mesi in Afghanistan: il primo tra il 2009 e il 2010, il secondo a cavallo tra il 2011 e il 2012, il terzo due anni dopo e l'ultimo tra il 2017 e il 2018.
Nel corso di queste missioni due Sassarini sono morti: il tenente colonnello Giovanni Gallo, 49 anni di Alghero, stroncato da un malore mentre era a Farah nel 2012, e il tenente colonnello Giuseppe La Rosa, 31 anni, siciliano di Barcellona Pozzo di Gotto, ucciso nel 2013, sempre a Farah, da una bomba lanciata contro il Lincea bordo del quale si trovava. Faceva parte della Folgore invece il caporal maggiore Matteo Mureddu, 26 anni, di Solarussa, ammazzato nel 2009 insieme ad altri cinque militari durante un attentato kamikaze lungo la strada per l'aeroporto di Kabul.
Era della Brigata Taurinese il maresciallo Mauro Gigli, sassarese di 41 anni, ucciso nel 2010 a otto chilometri da Herat per l'esplosione di un ordigno artigianale dopo che ne aveva disinnescato un altro. Nello stesso anno perde la vita un altro militare sardo, il caporal maggiore del settimo reggimento Alpini Gian Marco Manca, 32 anni, di Alghero, vittima di un attentato nella valle del Gulistan. Era alpino, infine, anche il caporal maggiore Luca Sanna, 32 anni di Samugheo, morto in uno scontro a fuoco nelle vicinanze della base italiana di Bala Murghab nel gennaio 2011.
Foto Luca Conti su Flickr