Un fumetto sugli spettri delle donne sarde morte di parto
- Scritto da Effe_Pi
A realizzarlo l'illustratrice cagliaritana Ilenia Loddo, protagoniste le anime che secondo la superstizione popolare sono costrette a vagare sette anni.
Un velo bianco arricchito da un pizzo della tradizione barbaricina copre il loro volto spettrale, lasciando intravedere enormi occhi neri, buchi che forano il volto pallido. In questo modo appaiono le 'Panas', creature della tradizione della Sardegna rielaborate dalla fantasia dell'illustratrice cagliaritana Ilenia Loddo, nella seconda avventura del suo personaggio, il professor Rufus Kraus, studioso di fenomeni paranormali morto dopo una caduta in un crepaccio durante le sue ricerche e diventato fantasma.
In questa forma il protagonista delle storie create dall'artista incontra figure leggendarie che popolano la Sardegna. Le Panas sono spiriti di donne morte durante il parto. Secondo la superstizione popolare, sono costrette a vagare senza pace per sette anni. Nella loro tunica bianca macchiata di sangue, questi spettri appaiono allo scoccare della mezzanotte nei boschi della Barbagia di Ollolai, dove trascorrono la notte al fiume, a lavare le vesti del loro bambino, intonando una struggente ninna nanna in sardo. 'Le terrificanti scoperte del dottor Kraus. Le Panas' (Camena edizioni) e' l'ultimo albo illustrato di Loddo, affascinata dalle atmosfere dark e ispirata dalla leggende oscure che si tramandano in Sardegna.
"Le Panas m'interessano come tutte le creature notturne", spiega l'autrice, "e qui ancora di più perché si trattava di gestire il tema della maternità e dell'abbandono, ancora adesso di grande attualità. Non si trattava di creare mostri ma, anzi, di dare corpo a misteriose figure femminili affascinanti, pur con gli occhi neri come il buio, celate da un velo bianco arricchito da un pizzo che ho preso dalla tradizone di Ollolai". Il tratto delle tavole richiama il disegno a mano, ma e' il risultato di otto mesi di lavoro interamente al computer. Le Panas, spettri vendicativi che si fatica a distingure dalle donne in carne e ossa, si aggirano la notte con un osso umano e un catino e sono condannate alla solitudine: a nessuno e' consentito rivolgere loro la parola, pena conseguenze terribili. L'albo, completo di bibliografia che include una raccolta di scritti etnografici di Grazia Deledda, riporta alcune utili precauzioni per evitare le Panas e anche per impedire che una donna morta di parto abbia quella sorte. In chiusura, l'autrice racconta la storia di 'Sa Reula', la processione fantasma del 31 ottobre da cui e' preferibile che i 'non morti' stiano lontani.