Un Birdman da Oscar: la nostra visione
- Scritto da Effe_Pi
Visto per IteNovas il grande successo del messicano Alejandro Gonzalo Iñárritu, che ieri notte è stato premiato dall'Academy Award con quattro statuette tra cui quella per il miglior film.
Mentre l’Academy Award lo premiava ieri notte come miglior film della sua 87esima edizione, noi di IteNovas vedevamo quella che è sicuramente una delle opere più visionarie capaci di un successo “di cassetta” negli ultimi decenni: parliamo di “Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza)”, il film del regista messicano Alejandro Gonzalo Iñárritu, già autore della nota trilogia da cinefili che include Amores Perros, 21 Grammi e Babel. Le strizzate d’occhio al cinema commerciale, rappresentate in primis dalla presenza come attore protagonista di Michael Keaton, il più noto interprete hollywoodiano di Batman, proprio nel ruolo di un ex interprete di film di supereroi (la serie di Birdman appunto), non tolgono nulla al valore di questa riflessione profonda sulla natura dell’arte e della vita stessa, che riesce ad essere al tempo stesso d’intrattenimento e “d’autore” nel senso più puro del termine.
Il film del regista messicano ha vinto, oltre alla statuetta come miglior film, quelle per la regia, la fotografia e la sceneggiatura originale, in due delle quali (regia e fotografia) peraltro succede al connazionale Alfonso Cuaròn, che l’anno scorso aveva vinto per regia e fotografia (in entrambi i casi di Emmanuel Lubezki), con il suo “Gravity”. C’è chi contesta la scelta di premiare Birdman a scapito di altri film di grande successo come “Boyhood” e “Grand Budapest Hotel”, ma sicuramente quello di Iñárritu è un film più “a fuoco” degli altri due, meno fine a se stesso e meno centrato su singoli aspetti come la sua peculiare struttura nel primo caso (è stato girato con gli stessi attori in un arco temporale di quasi vent’anni) e il grande virtuosismo tecnico del regista Wes Anderson nel secondo.
Era probabilmente dai tempi di “Pulp Fiction” che un film così estremo non vinceva la statuetta, ma il mix di stili e contenuti scelto da Iñárritu non può lasciare indifferente nessun appassionato di cinema, da chi si appassiona a Batman a chi preferisce pellicole di maggiore introspezione, come alcune di quelle precedenti girate dallo stesso messicano. Nel delirio spettacolare delle due ore e passa di film, oltre a scene e battute memorabili di per sé, si possono ammirare le riflessioni dell’autore su quanto sia difficile anche (e forse soprattutto) per chi è celebre cambiare il modo di farsi percepire dal pubblico e quanto sia difficile farsi accettare in un mondo dell’arte “vera” (come quello del teatro di Broadway) che è sempre prevenuto verso chi non fa parte del suo “establishment”, anche quando si tratta di attore famosissimo per altri motivi, e quindi come tale percepito a priori come mediocre, a dispetto delle sue scelte estreme e del tormentato rifiuto della sua vita (artistica) precedente.