L'ideario di Berlinguer attuale 30 anni dopo
- Scritto da Effe_Pi
Un libro uscito nel trentennale della morte del leader comunista ne raccoglie le idee principali associandole a parole chiave della sua vita politica.
Oggi sono 30 anni che è morto Enrico Berlinguer, ultimo grande leader dei comunisti italiani e un po’ tutti, amici e nemici, persone che allora lo avrebbero amato e altri che probabilmente lo avrebbero combattuto, ne celebrano la indubbia statura politica e il rigore morale. In questi ultimi mesi, in particolare durante la campagna elettorale, la figura del politico sassarese scomparso l’11 giugno del 1984 dopo un malore durante un comizio a Padova, è stata spesso strumentalizzata, anche da chi ha uno stile e idee molto lontane dalle sue, ma questo in qualche modo conferma l’attualità e l’importanza delle sue idee anche dopo tanti anni. Aspetti teorici che vengono esaminati in un libro appena uscito, dal titolo “Ideario Berlinguer. Passioni e parole di un leader scomodo”, scritto da Emiliano Sbaraglia e presentato ieri a Roma.
Il volume racconta il segretario sardo del Pci estraendo “passaggi verbali emblematici contenuti nei suoi numerosi discorsi, nelle interviste e nei dibattiti” e in questo modo propone “una sorta di compendio del suo pensiero, un ‘ideario’ che raccoglie le questioni che ne caratterizzarono l’attività a partire dal 1972”, anno in cui divenne segretario del Partito comunista. A come Austerità, B come Brigate rosse, C come Compromesso storico, sono solo “le prime lettere di quello che a tutti gli effetti possiamo ritenere come l’atipico testamento etico e filosofico di questo grande leader politico”. Il libro nasce anche dal rapporto del giornalista che l’ha scritto con l’anziano padre, che aveva un vero e proprio “archivio Berlinguer”, attraverso cui Sbaraglia ha iniziato a ricostruirne le idee fondamentali, che sono insieme politiche ma per moltissime persone di sinistra in questo paese anche “sentimentali”.
E proprio il sentimento verso il “mito Berlinguer”, la commozione per la sua figura e il ricordo quasi religioso del suo funerale, non devono negare la possibilità di umanizzare il leader comunista e di riconoscerne anche gli errori, politici, che insieme a tanti successi segnano ancora oggi in qualche modo la storia della sinistra italiana. Ad esempio il compromesso storico e soprattutto il modo in cui è stato attuato, la linea della “fermezza” assoluta sul sequestro Moro, la chiusura totale verso una “nuova sinistra” che già negli anni ’70, pur con eccessi ed errori, denunciava la sclerotizzazione e la lontananza da alcune classi di riferimento dei partiti storici; aspetti che possono essere analizzati senza mancare di rispetto alla storia della sinistra, ma al tempo stesso evitando di ripetere all’infinito gli errori di un modo di ragionare già allora superato da fatti storici non trascurabili.