Lingua blu: Cgil contro la regione
- Scritto da Effe_Pi
Il sindacato critico con la Giunta Cappellacci: interventi troppo lenti e nessuna prevenzione.
La Cgil attacca la regione sulla gestione dell'emergenza Lingua blu, accusandola di lentezza negli interventi e mancanza di prevenzione su questo problema che, secondo il sindacato, rischia "di travolgere l’intero comparto ovino della Sardegna". Sono parole del segretario regionale della Flai, Raffaele Lecca, che chiede agli assessori della Giunta Cappellacci "per quale ragione non sia stata attivata da subito la convenzione con l’Aras (Associazione regionale allevatori della Sardegna), visto che le stesse Asl hanno dichiarato di non avere organici sufficienti per intervenire con le vaccinazioni”. L’Aras ha 120 veterinari che già svolgono servizi di assistenza tecnica ma che, "evidentemente, per una scelta ingiustificabile della Regione, non vengono utilizzati al meglio. E’ singolare che le stesse Asl non abbiano avuto risposta alla richiesta avanzata agli assessorati di stipulare una convenzione con la categorie dei veterinari".
Al momento, nell'isola sono 2.543 i focolai di lingua blu finora registrati dal centro di sorveglianza epidemiologica dell'Istituto Zooprofilattico della Sardegna, che sottolinea come la mortalità dei capi sia però contenuta, pari allo 0,7%, per un totale di 5.400 ovini uccisi dal virus. La regione garantisce un nuovo decreto, che dovrebbe essere firmato oggi dall'assessore alla Sanità, Simona De Francisci, e dovrebbe includere "la strategia e le procedure per l'acquisto delle dosi di vaccino per la campagna 2014, in modo tale da partire con le prime vaccinazioni con 2/3 mesi di anticipo rispetto a quest'anno".
Il sindacato vede queste mosse come tardive e denuncia anche l’assenza di prevenzione da parte della Regione: "Non investe su soluzioni strutturali per rendere gli ovili aziende moderne e innovative, immuni da questo genere di problemi", visto che "l’insetto che trasmette il morbo vive e prolifera in determinati contesti ambientali, e la condizione in cui si trovano la maggior parte degli allevamenti non aiuta" – spiega Lecca, aggiungendo che "occorre informare e sostenere le aziende, per questo servono politiche e investimenti mirati".