Agricoltura in Sardegna: l'incertezza del carciofo - 1 -
- Scritto da Effe_Pi
La produzione dell'ortaggio Dop tra problemi e incertezze legate a una stagione particolarmente mite, con una sovrapproduzione che costringe i coltivatori a lasciare parte del prodotto nei campi.
Di Ernesto Pusceddu
Il mercato saturo e i prezzi troppo bassi costringono gli agricoltori della zona Samassi-Serramanna-Villasor a non raccogliere i propri prodotti, principalmente i carciofi. Allo stesso tempo, i consumatori però denunciano lo stallo dei prezzi nei mercati. “L'insolito clima mite di questo inverno ha portato una sovrapproduzione di carciofi”, spiega il Responsabile Commerciale della Cooperativa Ortofrutticola di Villasor, Mario Desogus: “qui il taglio comincia prima, rispetto ad altre zone della Sardegna, quindi in parte siamo riusciti a vendere prima che il mercato fosse saturo, quando ancora sembrava che l'annata potesse andare molto bene. Nel Sulcis Iglesiente, dove il taglio comincia a fine dicembre - inizio gennaio, la crisi è sentita ancora più forte”.
Per capire questo passaggio è necessaria una breve escursione nella storia del carciofo in Sardegna. I primi documenti sulla coltivazione di questo ortaggio nell’isola risalgono al 1780, e successivamente se ne trovano tracce nella prima metà dell'ottocento. Come risulta da una rilevazione del catasto agrario, nel 1929 sul territorio sardo vi erano 1231 ettari coltivati seguendo il ciclo naturale della pianta. Una svolta importante fu l'individuazione, nelle campagne di Bosa, di un ecotipo Spinoso che consentiva di ottenere produzioni anticipate in autunno, risvegliando la carciofaia in estate con l'intervento dell'irrigazione. Questo ecotipo, in un primo tempo diffuso nel Sassarese e commercializzato anche sul mercato di Genova, fu introdotto nel Campidano di Cagliari negli anni 1942-43 e poi migliorato fino all'ottenimento dello Spinoso sardo, che ha ottenuto il marchio DOP nel 2011. La coltivazione anticipata si è poi affermata, nel Campidano, per altre tipologie di carciofo meno sensibili e precoci dello Spinoso, quali Tema, Terom, Violetto e C3.
Per Desogus “Questa non è una crisi che tocca solo i produttori; le temperature eccessivamente alte non permettono alle colture delle pause nella produzione, che quindi risulta accelerata. I mercati (nazionali, supermercati, agroalimentari), non riescono ad acquistare tutto il prodotto disponibile, in quanto gran parte resterebbe invenduta, per cui se da un lato non possono abbassare i prezzi perché andrebbero in perdita, dall'altro la grande quantità di merce abbassa inesorabilmente il prezzo all'ingrosso fino alla media attuale di 0,20 centesimi. Così, il produttore non trova più conveniente tagliare un prodotto che non verrà venduto o che, anche qualora lo fosse, non permetterà di coprire i costi; ma questa non è una novità, è il mercato come è sempre stato, solo che ora è un mercato saturo”. (Continua...)