L'incertezza del carciofo sardo - parte seconda
- Scritto da Effe_Pi
Seconda parte del reportage sulla produzione dell'ortaggio Dop tra problemi e incertezze di una sovrapproduzione che costringe i coltivatori a lasciare parte del prodotto nei campi.
Di Ernesto Pusceddu
(...Continua dalla prima parte) E' quindi una crisi che tocca e ingloba tutta l'isola e chi da fuori acquista prodotti sardi. La crisi può essere analizzata attraverso una lettura dei dati ISTAT rilevati nel 2014 e 2015. A giugno 2014, con 13.869 ettari, la Sardegna andava infatti a formare il 29,86% della superficie totale delle carcioficolture italiane, con 1.125.908 quintali di raccolto, il 25% della raccolta totale in Italia. Di questo raccolto, il 52,70% proveniva dalle provincie di Cagliari e del Medio Campidano. A giugno 2015, con 9499 ettari, la Sardegna va a formare il 23% della superficie totale delle carcioficolture nazionali, e la raccolta totale è di 531.935 quintali, il 13,25% di quella italiana. Su 531.935 quintali, il 64,30% è stato prodotto nella provincia di Cagliari e del Medio Campidano.
E' difficile spiegare la forte inflessione registrata nel 2015. Ci dice ancora Desogus: “una parte dei problemi è colpa nostra, dovuta al fatto che abbiamo venduto i nostri semi (gli occhielli) ai siciliani e ad altre regioni, che hanno cominciato a produrre il carciofo sardo al dì fuori della Sardegna, svalutando il prodotto proveniente dalla nostra isola, che a livello di gusto e qualità riesce a imporsi sugli altri carciofi italiani e incontra le preferenze delle grandi imprese”.
Si può notare come nel 2015 la Sardegna abbia una superficie coltivabile, rapportata a quella italiana, inferiore del 7% rispetto all'anno precedente, che abbia raccolto sempre in rapporto al totale nazionale il 12% in meno rispetto al 2014, e di come il Medio Campidano e la provincia di Cagliari concorrano nel 2015 a formare insieme il 12% in più della raccolta totale sarda rispetto al 2014, a fronte però di una produzione in quintali dimezzata.
La sovrapproduzione di questo inverno è quindi un problema temporaneo, su cui poche discussioni possono essere fatte. Il problema duraturo e costante, dati alla mano, in attesa dei dati aggiornati, viene dal fatto che l'Italia tra il 2014 e il 2015 abbia raccolto quasi 5 milioni di carciofi in meno. La sola provincia di Sassari è passata, tra 2014 al 2015, da 202.075 quintali raccolti a una produzione nulla.
Anche la Cooperativa Ortofrutticola di Villasor, che vanta 55 anni di storia e una logistica di notevole importanza, come altre cooperative della zona, ha dovuto ampliare le vendite: “Una parte dei carciofi in eccesso vengono venduti alle industrie, ma anche una realtà come la nostra, che lavora con circa 20 mercati in Italia e alcuni grossi gruppi industriali, sta attraversando le sue difficoltà. E non solo nei carciofi.” Desogus ci lascia con un augurio “speriamo che il clima cambi e le temperature si abbassino, quella degli agricoltori che non tagliano il prodotto non è una protesta ma una scelta quasi obbligata, nonostante ciò non servono allarmismi, il nostro lavoro è sempre stato condizionato dal clima e siamo noi a doverci adattare a lui ”.
Una prima risposta, per i coltivatori sardi, potrebbe arrivare già la prossima settimana, nella quale è previsto un ritorno a temperature invernali.