Test obbligatori: primo giorno di caos a Elmas
Passeggeri disorientati che chiedono di fare il tampone in aeroporto e c’è difficoltà a parlare con il numero verde dedicato.
Pochi viaggiatori con la certificazione del test anti Covid in mano nel primo giorno di certificazione obbligatoria per l’accesso in Sardegna. Qualcuno all’aeroporto di Elmas vorrebbe anche consegnare la documentazione, ma non sa a chi, perché non trova addetti per il ritiro. Qualcuno che non ha provveduto prima della partenza chiede di effettuare il test in aeroporto.
Ma i controlli immediati con personale Ats al momento sono solo per i passeggeri che arrivano da Croazia, Grecia, Malta e Spagna. L'unico faro per chi arriva è un banchetto sistemato al reparto arrivi: distribuisce un foglio con le indicazioni utili per trovare nelle vicinanze una struttura che esegue i test obbligatorio dopo l'ordinanza della Regione Sardegna entrata in vigore oggi. La prima cosa da fare è comunque chiamare un numero verde indicato nelle informazioni per comunicare il proprio arrivo e la volontà di sottoporsi al tampone entro 48 ore.
Ma, denunciano alcuni passeggeri, "non risponde nessuno". Poi l'impegno ad osservare l'isolamento fiduciario sino all'esito della verifica anti coronavirus. Le prime reazioni? Sbigottimento. "Non ho fatto il test perché - spiega un viaggiatore appena sbarcato da Milano non ne sapevo nulla". Qualcuno che aspetta racconta le esperienze di familiari sardi sbarcati a Fiumicino nei giorni scorsi: "Ai miei nipoti - svela una pensionata - sono bastati dieci minuti per effettuare il test a Roma in una struttura pubblica". L'ordinanza non ha fermato una coppia in viaggio di nozze, che però è abbastanza scettica: "Se fanno l'ordinanza a fine settimana, come facciamo a fare il test? Speriamo che facciano tutto al villaggio vacanze".