Hong Kong, il libraio coraggioso
Lam Wing-kee, uno dei cinque librai di Hong Kong scomparsi nell’autunno del 2015, ha approfittato di un rilascio su cauzione per denunciare pubblicamente Pechino.
Il 16 giugno Lam Wing-kee, uno dei cinque librai di Hong Kong scomparsi nell’autunno del 2015 e riapparsi mesi dopo alla tv cinese, ha approfittato di un rilascio su cauzione per denunciare pubblicamente Pechino.
I cinque avevano pubblicato o venduto libri scandalistici sui leader cinesi, vietati in Cina ma popolari a Hong Kong. Lam ha rivelato di essere stato rapito a Shenzhen, la prima città cinese oltreconfine, tenuto segregato dalla polizia speciale e costretto a confessare in tv il suo coinvolgimento nel traffico di libri vietati.
La versione di Lam, che si rifiuta di tornare in Cina e di fornire i dati di chi ha acquistato i libri incriminati, come chiesto dalle autorità cinesi, è stata contraddetta da altri tre librai.
Il 18 giugno un migliaio di persone sono scese per le strade dell’ex colonia britannica per protestare contro l’ingerenza di Pechino. La vicenda, scrive Mingpao, alimenta i timori sulla tenuta del principio “un paese due sistemi” che dal 1997, quando Hong Kong tornò sotto la sovranità cinese, garantisce alcune libertà agli abitanti della città.
Il governatore Cy Leung si è rivolto a Pechino per chiedere come comportarsi con i cittadini di Hong Kong che violano le leggi della Cina continentale e per sapere se agenti della polizia cinese abbiano operato nell’ex colonia britannica violando le regole.
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