India, la protesta per le quote
Il 24 febbraio a New Delhi l’acqua ha cominciato a tornare nelle case di dieci milioni di persone (metà della popolazione della città) dopo una crisi idrica durata diversi giorni.
Una protesta accompagnata da disordini e saccheggi nello Haryana, lo stato confinante con quello della capitale indiana, aveva infatti provocato il sabotaggio del canale principale di approvvigionamento idrico della città.
A guidare la protesta alcuni appartenenti della casta jat, che chiedevano al governo di essere inseriti nel sistema delle quote per il pubblico impiego e per l’istruzione riservate alle caste disagiate. I jat sono una casta di proprietari terrieri tradizionalmente benestanti e politicamente influenti.
Ma con la crisi del settore privato, la conseguente diminuzione dei posti di lavoro e il calo delle rendite del settore agricolo, i jat ora vogliono essere inseriti nel sistema delle quote, come le caste inferiori.
“Le proteste sono il risultato di politiche del lavoro inadeguate e del fallimento del sistema scolastico che crea ogni anno migliaia di diplomati senza speranza di trovare un impiego”, scrive Scroll.in. “La distanza tra l’istruzione, le aspirazioni e i posti di lavoro disponibili spiega perché caste privilegiate come i jat o i patel nel Gujarath chiedano di essere classiicate come svantaggiate.