Carnevali di Sardegna: Su Battileddu, Lula
- Scritto da Gi_Ci
Il carnevale tradizionale di Lula era un rito arcaico, selvaggio e cruento che contemplava il sacrificio di una vittima in carne e ossa.
Pubblichiamo un estratto dal volume "Maschere e Carnevale in SARDEGNA" pubblicato dalla IMAGO Multimedia di Nuoro, che ci ha gentilmente concesso la possibilità di diffondere e valorizzare un'altro aspetto della ricchezza culturale della nostra Isola: il carnevale sardo e le sue maschere.
Uno degli obiettivi della nostra iniziativa editoriale è la valorizzazione e diffusione delle eccellenze sarde, siano esse culturali, tecnologiche, economiche e imprenditoriali, e la IMAGO Multimedia rientra certamente in una di queste categorie.
Corna di caprone e sonagli di Dioniso, visi contriti per un rito selvaggio di sangue, versato caldo. Terra fecondata dal sacrificio di una vittima sbeffeggiata, uccisa e poi adorata. La morte e la rinascita come rito universale di rinnovamento.
I personaggi
Su Battileddu: la vittima del carnevale indossa nere pelli di pecora o montone; ha il volto nero di fuliggine, con macchie rosse a simulare il sangue. Sul petto un grappolo di campanacci, sos marrazzos. Sulla testa porta un fazzoletto nero da donna e corna caprine, oltre a sa ’entre ortata, una parte dello stomaco di caprone. Nel petto cela su chentu puzone, una parte di stomaco di ruminante pieno di sangue. Altri Battileddos accompagnano la vittima e sono vestiti di stracci.
Sos Battileddos issocatores hanno il ruolo di guardiani del bestiame; altri Battileddos sono buoi aggiogati. Sos Battileddos vestiti da vedove piangono la vittima del carnevale con sos attittos (lamentazioni funebri).
La rappresentazione
Sos Battileddos erano impersonati sempre dalle stesse persone di sesso maschile. La vittima era un indivi duo considerato pazzo; così su Battileddu si comporta da folle, profferendo frasi scurrili e senza senso.
Sos Battileddos issocatores lo tengono legato per impedirgli di sottrarsi al suo destino. Gli astanti pungono su chentu puzone per far scaturire il sangue e poi s’imbrattano il volto.
Quando su Battileddu cade per terra qualcuno esclama: “L’ana mortu, Deus meu, l’an’irgorgatu!” (l’hanno ucciso, Dio mio, lo hanno sgozzato!). Ma basta un bicchiere di vino per rianimarlo. Le vedove inscenano il funerale con gesti e lamentazioni scurrili. A volte hanno in mano un bambolotto smembrato e chiedono agli astanti di baciarlo.
Ogni tanto le maschere si siedono in cerchio e giocano a “pizzica e non rie” (pizzica e non ridere). Si anneriscono l’una l’altra il volto di fuliggine, in un silenzio serio e composto. Chi ride dovrà offrire da bere.
Il significato
Il carnevale di Lula risale ai riti agrari pre-cristiani e rappresentava probabilmente la passione e la morte di Dioniso. Il nome della maschera deriva da “battile” che in sardo significa “cosa inutile”, “straccio”; rivolto a una persona significa “buono a nulla”.
Secondo la studiosa Dolores Turchi il termine primario era però “bathileios”, che significa “ricco di messi”. Così la maschera indicava probabilmente colui che avrebbe reso fertili i campi.
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